Della Cina , intesa sia come entità geografica sia come popolo, sappiamo ben poco : tutto quello che ci arriva sono informazioni più o meno accuratamente filtrate dai mass media che non restituiscono mai un quadro pienamente formato sull’identità del paese. Mettiamoci, poi, anche quel (poco) sano e tipico eurocentrismo a noi tanto caro, e la frittata è fatta: pensiamo di sapere tanto sul gigante asiatico, in realtà ne conosciamo solo la punta dell’iceberg.
Analizzare le sfumature di un paese, si sa, è un atto che molto spesso passa attraverso il medium più arcaico che c’è, ovvero la letteratura . Non è un caso, dunque, che proprio la letteratura sia una componente così fondamentale dell’infinito repertorio culturale cinese: la lingua stessa è una delle più antiche del mondo , le cui prime testimonianze risalgono addirittura ad un periodo così lontano nel tempo che i supporti più utilizzati erano ossa di animali.
Di pari passo con la letteratura del Sol Levante , paese che ha senza ombra di dubbio vinto la corsa alla cultura popolare, sta venendo riscoperta anche quella cinese, proprio perché scritta in un luogo che per millenni ha influenzato metà del continente asiatico : vediamo dunque da dove partire per scoprire ciò che può davvero offrire la produzione letteraria cinese, un moto continuo di cambiamenti e rivoluzioni che parte da lontanissimo e che arriva fino ai nostri giorni.
Racconti Straordinari dello Studio Liao (Liaozhai Zhiyi ) Noi europei abbiamo a cuore la narrativa , in assoluto il genere maestro della produzione letteraria del Vecchio Continente. La difficoltà nell’aprirsi alla letteratura cinese sta proprio in questa differenza di vedute: in Cina, storicamente, la narrativa ha sempre assunto un ruolo estremamente marginale.
Lo stesso confucianesimo , dottrina che ha a lungo influenzato la Cina, è estremamente pragmatico e questa sua caratteristica ha plasmato enormemente le numerose sfere del microcosmo cinese, a partire dalla società e dalla letteratura: esso difende con forza l’ordine della comunità , ne preserva lo status quo raggiunto faticosamente e impone ai suoi seguaci la totale rettitudine etica e l’adesione alle cosiddette “Cinque Costanti” (benevolenza, giustizia, correttezza, conoscenza e integrità).
Le ripercussioni in ambito letterario sono nette: la conservazione di “ciò che è vero” e la trasposizione di sentimenti onesti, non frutto dell’immaginazione dell’autore, sono stati spesso principi inamovibili. Non è dunque difficile capire perché forme come la storiografia e la poesia hanno dominato la scena per millenni in quanto considerati generi “alti”. La storiografia è sinonimo di conservazione, la poesia evoca immagini del presente vero e vissuto.
La narrativa, invece, è sempre stata una questione spinosa; ciò che è stato inventato può avere la stessa importanza di ciò che è, invece, fattuale? Una forma di narrativa molto timidamente ammessa, perché basata su quel folklore considerato vero dai più, è quella degli Zhiguai xiaoshuo (che nei secoli a venire si evolverà nel più strutturato Chuanqi ), “racconti di anomalie”, novelle brevi e brevissime dai toni limpidi e semplici in cui venivano riadattate leggende popolari , spesso in chiave taoista o buddhista.
Uno dei simboli degli albori della narrativa cinese è il Liaozhai Zhiyi di Pu Songling , senza ombra di dubbio l’antologia di racconti più importante della Cina. Attraverso un numero sbalorditivo di racconti brevi e note sparse, Pu Songling dipinge un quadro incredibilmente affascinante del folklore del paese, sfoderando un’innovativa componente introspettiva – inedita in un panorama culturale che predilige tuttora l’aspetto collettivo della società – e utilizzando i più svariati registri narrativi.
Troverete passaggi satirici, altri dal taglio quasi horror, altri ancora dall’inaudita potenza evocativa: la grandezza del Liaozhai Zhiyi sta proprio in questa esplosione di idee a lungo ignorate e represse dal contesto cinese . Alcuni di questi racconti sono diventati popolarissimi nell’immaginario collettivo del paese, tanto da ispirare adattamenti cinematografici e non solo: emblematico il caso di Nie Xiaoqian , la bellissima ed onirica storia di una magnifica ragazza fantasma che cerca di recuperare la sua umanità attraverso l’amore, usata come base per innumerevoli film e prodotti televisivi.
La valenza del Liaozhai Zhiyi non è solo letteraria ma anche e soprattutto culturale: nessun’altra opera vi permetterà di sviscerare in maniera così intima e variopinta la tradizione folkloristica cinese, in cui demoni , bestie , fantasmi , spiriti-volpi e chi più ne ha più ne metta interagiscono vivacemente con il mondo terreno , spesso arrivando a capovolgere le aspettative del lettore. Un talento letterario cristallino, che ha fatto innamorare perfino Franz Kafka – definì queste storie “squisite” in una lettera.
Viaggio in Occidente (Xiyou Ji ) Il grande classico scritto presumibilmente da Wu Cheng’en nel corso del XVI secolo fa parte dei cosiddetti “Quattro grandi romanzi cinesi classici” , un canone di cui parleremo ancora nel corso dell’articolo; ne è sicuramente il principale esponente, ed è per i cinesi quello che la Divina Commedia è per noi italiani: un punto di svolta senza precedenti .
Xiyou Ji non è assolutamente il primo romanzo del paese, ma è senza ombra di dubbio il più coraggioso esempio dell’inventiva cinese di questo periodo , una sorta di pentolone al quale è stato tolto il coperchio. Viaggio in Occidente parla della storia del monaco cinese Tripitaka, che partì alla volta dell’India alla ricerca delle scritture buddhiste nel corso del VII secolo a.C., un viaggio che viene rielaborato con una tale fantasia da fare impressione , se si considera il contesto culturale dal quale fuoriesce. Ad accompagnare Tripitaka ci saranno dei bizzarri e caricaturali compagni di viaggio, come l’indimenticabile Sun Wukong , il personaggio più celebre della letteratura cinese e vero protagonista del romanzo.
Sun Wukong è un po’ lo spirito animale di tutti noi : intraprende un viaggio lungo alla ricerca dell’autocoltivazione tipica delle dottrine filosofiche asiatiche per poi abusare dei poteri imparati, è dispettoso e ribelle, scatena il caos nei cieli per puro passatempo ed è estremamente pretestuoso, tanto da esigere di essere chiamato “Grande Saggio, l’Eguale del Cielo” da nientepopodimeno che l’Imperatore di Giada, una delle divinità principali del pantheon taoista.
La grande potenza narrativa di Wukong, un essere apparentemente bestiale ma molto umano nella sua irrequietezza e stravaganza, è testimoniata dallo status che ha raggiunto nella cultura popolare: opere di svariati medium come Dragon Ball , Black Myth Wukong e Saiyuki , solo per citarne alcune, sono adattamenti più o meno liberi del personaggio nato dalla penna di Wu Cheng’en, parte di una pietra miliare della letteratura mondiale che non può mancare nelle vostre librerie.
Il Romanzo dei Tre Regni (Sanguo zhi yanyi ) Altro pezzo fondamentale del canone dei Quattro grandi romanzi cinesi classici è il Sanguo zhi yanyi , scritto da Lou Guanzhong nel corso del XIV secolo: questo lo rende senza ombra di dubbio il più antico esempio di romanzo cinese , inteso come storia lunga parzialmente o totalmente inventata. Il Romanzo dei Tre Regni è dunque un incredibile ed affascinante prototipo del romanzo classico “alla cinese” , e delle differenze che per lunghissimo tempo vi sono state tra la fiction cinese e quella europea.
Il romanzo europeo è da sempre lineare: l’individualità dei personaggi viene fatta emergere tramite gli eventi narrati, ed è la loro personale introspezione a dettare il loro atteggiamento e la loro evoluzione. I passaggi della trama vengono spesso proposti in maniera consequenziale, con un chiaro nesso tra di essi: tutto questo è l’opposto del proto-romanzo cinese .
Il romanzo cinese non si preoccupa di stilare minuziosamente l’identikit dei personaggi, né di tracciare nettamente un confronto tra bene e male: il Sanguo zhi yanyi è esemplare sotto questo punto di vista, ponendosi come un resoconto più o meno romanzato dei turbolenti anni dei Tre Regni , quando i regni di Cao Wei, Shu Han e Wu Orientali lottarono militarmente e politicamente per affermare la propria egemonia.
I conflitti del Sanguo zhi yanyi e le sue infinite ed avvincenti trame politico-diplomatiche non nascono nell’individualità dei (tanti) personaggi , che nel corso dei 120 capitoli originali si susseguono freneticamente, ma hanno origine nel contrasto perpetuo militare e morale : uno dei temi più forti è proprio la dicotomia tra lealtà fraterna e lealtà al sovrano , e il modo in cui ciò rispecchia la sete di potere che, in fin dei conti, risiede nell’animo di ogni uomo.
Prendendo come riferimento un periodo di oltre un secolo, leggere il Sanguo zhi yanyi significa fare i conti con una fetta importante della storia cinese antica: non prevale un singolo personaggio, un gruppo, una fazione. A splendere è la continua rincorsa del potere e dell’intrigo politico, che attraversa generazioni intere e che mette al centro il palcoscenico, non chi vi recita sopra .
Una storia estremamente collettiva, dai contorni corali, che sebbene non sia invecchiata bene quanto Viaggio in Occidente (e ciò è dimostrato dalle poche edizioni in italiano disponibili) rimane fondamentale per la letteratura: per la prima volta, una riscrittura del canone storico tirannicamente affermato e protetto dagli studiosi conservatori è diventata “pop” , raccogliendo all’epoca un successo insperato e guadagnandosi un posto di diritto nel gotha della cultura cinese odierna.
Il Sogno della Camera Rossa (Honglou Meng ) Non è azzardato definire l’Honglou Meng come il più audace e controverso dei Quattro grandi romanzi cinesi classici : scritto parzialmente nel corso del Settecento da Cao Xueqin e ultimato post mortem da alcuni suoi collaboratori, questo romanzo sfodera una complessità ed una stratificazione senza precedenti , fino a questo punto, per il romanzo cinese, ponendosi come un lavoro dalla valenza morale e sociale indiscussa.
L’Hounglou Meng narra in maniera episodica le vicende dell’agiatissima famiglia Jia (che, secondo molti critici, rispecchia molto accuratamente la famiglia dello stesso autore) e dei suoi due filoni, il ramo Rongguo e Ningguo : tra intrighi amorosi, evoluzioni socio-politiche e numerosissime vicende lungamente descritte alle quali vengono aggiunti nuovi pezzi in maniera estremamente graduale e che sembrano combaciare perfettamente a lungo andare, il dramma della caduta in disgrazia della famiglia diventa il tema centrale di questo gigantesco spaccato sulla vita nobiliare ed aristocratica cinese dell’epoca Qing.
Proprio questa incredibile attenzione agli usi e costumi della Cina di epoca Qing ha portato ad un fenomeno curioso ed unico: attorno all’analisi e allo studio del romanzo è nata una vera e propria disciplina accademica, la Redology , che tutt’oggi studia e riesamina questo capolavoro utilizzando le più disparate chiavi di lettura . C’è chi vi legge un’aspra analisi delle disparità di classe , chi vi ha ricavato un messaggio di natura marxista , altri ancora cercano tutt’oggi di dipanare l’enorme enigma della traduzione , in quello che è spesso definito come uno dei testi cinesi più difficili da localizzare a causa dell’enorme poliedricità e varietà delle tecniche narrativo-letterarie utilizzate.
L’Honglou Meng è un’opera che con la sua profondità ha ispirato secoli di studio e che tutt’oggi risulta essenziale ed indispensabile per innamorarsi della letteratura cinese . Ci sono tracce dell’Honglou Meng in ogni punto di non ritorno della storia della Cina moderna: ne ha parlato (non benissimo) Liang Qichao, l’attivista e letterato che nel XIX secolo chiamò a gran voce la riforma culturale del paese, ne ha parlato Mao Zedong, che ne era innamorato e che criticò un altro importante critico letterario del XX secolo, Yu Pingbo, per il suo “idealismo borghese” e per aver mancato il cuore dell’opera, la decadenza della società feudale. Un pezzo di storia e di letteratura che merita un posto nella vostra libreria.
Il Canzoniere di Li Yu Per quest’opera occorre fare una breve digressione sul suo autore, Li Yu . Li Yu non fu solo uno degli autori più importanti per il genere Ci , la forma poetica nata in epoca Tang per accomodare le nuove melodie centroasiatiche, ma anche il terzo imperatore della dinastia dei Tang Meridionali (937-976), in quello che è un periodo estremamente frammentario per il quadro politico-amministrativo cinese. La peculiarità sta nel fatto che Li Yu non fu mai particolarmente portato per l’arte del governo, anzi: le descrizioni delle sue capacità politiche vengono spesso accompagnate da aggettivi ben poco lusinghieri.
Se non possiamo affermare di trovarci di fronte ad uno statista, possiamo sicuramente dire che proprio questa caratteristica è parte della sua produzione poetica , e ciò la rende incredibilmente interessante: i suoi componimenti sono di difficile raccolta, e l’unica edizione italiana che possiamo comodamente sfogliare è più simile ad un manuale universitario, piuttosto che ad una lettura “di piacere”, ma l’importanza che ricoprono nella storia della poesia cinese è indescrivibile.
Li Yu cresce in ambienti estremamente matriarcali , cosa che plasma fortemente i suoi componimenti, dotati di una grande delicatezza e di uno spiccato senso della nostalgia e di tutto ciò che è onirico . Nella sua poesia c’è la sofferenza , quella di dover forzatamente ricoprire un ruolo sociale nella quale ci si sente estraniati e quella dovuta ad alcuni traumi dovuti a delle tragedie di corte e non, ma c’è anche il sogno , la nostalgia , il piacere di cui si muniva per sfuggire a quella responsabilità che tanto gravava sulle sue spalle.
Il corpus di Li Yu è importantissimo, e vale la pena recuperarlo, nonostante la difficile reperibilità: come dicevo esiste una sola edizione italiana delle sue poesie, e non è propriamente una lettura “di piacere”, ma chi si appassionerà molto alla letteratura cinese e vorrà conoscerne anche la poesia saprà apprezzarlo tantissimo.
La Vera Storia di Ah Q (Ā Q zheng zhuan ) Andiamo avanti di qualche secolo, fino ad arrivare nel ‘900, un periodo di fermento letterario senza precedenti per la Cina , che cerca di sopravvivere nel frattempo tra caduta della corte Qing , guerre civili e rivolte popolari , come il celebre Movimento del 4 Maggio 1919 , con il quale centinaia di migliaia di studenti chiesero a gran voce uno svecchiamento della cultura e della burocrazia cinese per rispondere alle umiliazioni ricevute dalle potenze occidentali dopo la Prima Guerra Mondiale.
Il vero simbolo di questo periodo è Lu Xun , pseudonimo di Zhou Shuren, autore che ha rivoluzionato la letteratura moderna cinese e che ha cambiato per sempre la produzione letteraria in lingua vernacolare, segnando la fine di quella letteraria. L’attività di Lu Xun, che lo consacra come uno degli autori più importanti della storia cinese, è assurdamente lungimirante: le sue opere mescolano critica sociale, impegno politico e voglia di “curare l’animo tramite la letteratura”.
Lu Xun, morto nel 1936, ha vissuto una vita dedicata quasi interamente all’amore per la letteratura : ha patrocinato un’associazione letteraria, ha fondato la famosa Lega degli scrittori di sinistra e ha sostenuto per tutta la sua carriera ideali di carattere progressista e femminista . Un uomo, insomma, che ha regalato opere di spessore indescrivibile, tra le quali spicca La Vera Storia di Ah Q .
La Vera Storia di Ah Q è una novella episodica che parla delle disavventure del povero manovale Ah Q e della sua vita di campagna, costellata di sottili ed intelligenti critiche al sistema del pensiero cinese pre-Novecento . Ah Q è un personaggio estremamente sfortunato , incapace , privo di qualsivoglia talento che possa farlo spiccare nella società. La sua peculiarità? Autoconvincersi di vincere, sempre . Di fronte ad ogni sconfitta ed ogni umiliazione, lui sente di aver vinto. Non analizza i suoi sbagli, non li razionalizza: lui vince.
Attorno a lui, gli sconvolgimenti della transizione dal sistema imperiale a quello repubblicano, le influenze occidentali, le ferite lasciate dalla Rivoluzione del 1911: questo romanzetto fa sorridere in un primo momento, ma nasconde decine e decine di sfaccettature da cui trarre spunto . L’autoconvincimento di Ah Q, “il Metodo della Vittoria Spirituale” , è una metafora gigantesca che presenta, in maniera estremamente negativa, la “cinesità” alla quale la società contemporanea si attaccava maniacalmente.
Lu Xun crea un personaggio che mette letteralmente in imbarazzo l’uomo cinese medio di quel periodo , evidenziandone la chiusura mentale, la difficoltà nel guardare in faccia la realtà, la pigrizia e lo status di provincialotto, capace di badare solo alle proprie immediate vicinanze senza lo stimolo di pensare in grande. Un vero e proprio stallo culturale che rappresenta il più grande ostacolo per la crescita della Cina, molto avanzata e pragmatica in età medievale e improvvisamente arretrata agli inizi del ‘900.
Lu Xun propone idee nuove , rivoluzionarie , estremamente “politiche”; la sensazione di difendere questi ideali in un paese in cui il cambiamento era così lento e, spesso, sanguinoso attraverserà tutta la sua produzione letteraria, da recuperare assolutamente per entrare nel vivo del secolo più importante della storia della Cina.
Sorgo Rosso (Hong gaoliang jiazu ) Ci sono capitoli della storia che difficilmente vengono affrontati con la dovuta cura, perché spesso sono alla base di annose tensioni diplomatiche tra due paesi , con ripercussioni importanti sul piano culturale. Uno di questi capitoli riguarda le brutalità commesse dall’esercito giapponese nella sua prolungata occupazione di numerose regioni cinesi , come lo Shandong, nel corso della Seconda Guerra Sino-Giapponese.
È proprio nello Shandong che si ambienta Sorgo Rosso di Mo Yan, il premio Nobel per la letteratura del 2012, un romanzo epico dai toni fantastico-realistici, che è sia il primo romanzo dell’autore cinese sia il suo lavoro più celebre e conosciuto. Sorgo Rosso parla delle storie intrecciate di un’anonima famiglia dello Shandong nel corso di 3 generazioni , dal periodo del brigantaggio degli anni ‘20 fino alla Cina post-Maoista, e di tutto quello che ha dovuto affrontare.
Ne vediamo la nascita, una bizzarra quanto turbolenta storia d’amore tra un brigante dal passato difficile ed una donna di buona famiglia ; ne vediamo lo sviluppo, una dolorosa, sanguinosa e talvolta disperata resistenza contro l’occupante giapponese ; ne vediamo la fine, con il tributo che il narratore paga al luogo di sepoltura della sua famiglia. Sorgo Rosso è sia la storia di una regione e di un Paese intero, sia la storia dell’autore e narratore stesso.
Mo Yan, con incredibile minuziosità e instancabili artefici fiabeschi, descrive una storia piena di violenza, di sangue, di drammi e di tragedie : racconta uno dei periodi più bui della storia della Cina dietro ad un velo quasi poetico , capace di rendere mozzafiato ogni ruscello, ogni scorcio e ogni evento. Anche nel narrare le terribili malefatte compiute dall’esercito giapponese, anche nell’esplorare la disdicevole storia di vita di Yu Zhan’ao, eroe della resistenza: una sorta di fiaba moderna, magistralmente composta.
Sia chiaro, Sorgo Rosso non è per i deboli di cuore e di stomaco ; d’altronde, la guerra va raccontata in ogni sua sfaccettatura , e ciò può essere prezioso visto il momento storico in cui viviamo. Mo Yan la inquadra, però, nella sua unica delicatezza narrativa, creando un contrasto tra il cruento e il suggestivo che è soprattutto appassionante e magnetico . Un capolavoro del realismo magico, che utilizza strumenti decisamente innovativi, come una narrazione non-lineare che lascia al lettore ampio margine per teorizzare, fantasticare e prepararsi a ciò che verrà.
A fare da sfondo, in maniera quasi ossessiva, l’eterna presenza del sorgo rosso , simbolo di vitalità, di ciclicità, di resilienza, immutabile e indistruttibile nonostante le violenze che gli si parano davanti. Una pietra miliare che condensa sia la grande innovazione stilistica della letteratura cinese moderna sia la storia e il folklore del paese.
Il Problema dei Tre Corpi (San ti ) Impossibile non parlare del maestro Cixin quando si discute di letteratura cinese moderna: la Cina è, ad oggi, la nuova frontiera della letteratura fantascientifica , e un grosso merito di questo incredibile risultato va dato proprio all’autore pechinese, che ha popolarizzato più di qualunque altro suo connazionale contemporaneo lo sci-fi a tinte cinesi . La Cina è passata dal ripudiare con forza la potenza della narrativa, in epoca imperiale, ad esserne completamente padrona , specialmente nel genere della fantascienza.
In quel capolavoro che è Il Problema dei Tre Corpi , che ormai è già un classico della letteratura fantascientifica mondiale, c’è tutto: l’accentramento del potere, il consequenzialismo, un’analisi ed una riscrittura lucida della storia della Cina, un’inventiva che non ha intenzione di fermarsi all’altezza del cielo . Sono tante i suoi lavori degni di nota, tra romanzi e novelle, ma la sua opera magna, la trilogia Memoria del passato della Terra di cui fa parte proprio Il Problema dei Tre Corpi , è una pietra miliare della letteratura dalla portata mastodontica.
Impossibile condensare la gamma tematica di questa trilogia in poche righe: Cixin ha il coraggio di affrontare, nei libri che la compongono, aspetti come il Paradosso di Fermi , il fascino per l’ignoto , la passione per l’astronomia (che lo stesso autore ha ammesso di coltivare fin da bambino, da quando nel 1970 la Cina lanciò il suo primo satellite) e tanto, tantissimo altro. Un must per chi guarda i cieli chiedendosi che cosa mai potrebbe celarsi oltre.
Liu Cixin ha una creatività che viaggia ad una velocità incredibile, che lascia stupefatti e affascinati e che dimostra per quanto a lungo è stata soppressa l’espressione artistica in Cina negli scorsi secoli e millenni: la narrativa è stata accettata nel canone letterario in ritardo, ma il tempo perso è stato recuperato brillantemente ed efficacemente, in pieno stile cinese . Se tutto questo è possibile, però, è soprattutto merito suo.
Il Problema dei Tre Corpi è stato letto da Barack Obama, George R.R. Martin, Mark Zuckerberg e chi più ne ha più ne metta: mai nessuno aveva sfondato così nettamente il muro che ha sempre allontanato la cultura cinese dagli Occidentali . Finalmente il mondo apriva gli occhi sul panorama letterario che questo distante paese, del quale pensiamo di sapere tanto e che in realtà conosciamo pochissimo, può offrire.
Le opere di Gao Xingjian Il teatro ha sempre giocato un ruolo di primissimo piano in Cina: questa centenaria storia inizia in tempi estremamente remoti , quando canto, ballo e recitazione erano centralissimi nelle rappresentazioni sciamaniche a sfondo religioso, menzionate addirittura nello Shūjīng , uno dei testi confuciani classici databile tra il VI e il IV secolo a.C.
Proprio questa antichissima tradizione confluirà, nel corso della Cina imperiale, nelle prime forme codificate di teatro , fino ad arrivare ai giorni nostri: Gao Xingjian è senza ombra di dubbio il principale drammaturgo della storia recente cinese , tanto da essere premiato con il Nobel per la Letteratura nel 2000. Non è però integralmente corretto definirlo unicamente “cinese”: le sue opere presentano una spiccata universalità, dettaglio che spesso lo ha portato ad essere preso di mira dal Partito (tutt’oggi Gao Xingjian possiede la cittadinanza francese).
Maestro del Teatro dell’Assurdo, Gao Xingjian infonde tutta la sua persona e il suo vissuto nelle sue opere teatrali e non : riesce a fondere, come pochi, tradizionalismo cinese e avanguardia occidentale , riuscendo a raccontare il proprio paese sia per i suoi pregi che per i suoi difetti . Esemplari, sotto questo punto di vista, due delle sue opere più famose: il suo capolavoro La montagna dell’anima , romanzo monumentale e avventuroso che dipinge uno dei quadri più belli e affascinanti che si possano fare della Cina, e L’Altra riva , dramma teatrale incredibilmente sperimentale e politico che viene prontamente silenziato.
Gao Xingjian non ha una vita tranquilla : viene forzatamente “rieducato ” nel corso della triste Rivoluzione Culturale, vive una condizione di sofferenza perenne che nasce dalla censura e dallo status di “braccato” che vive in quella patria che tanto ama , ma è anche incredibilmente poliedrico, accompagnando perfino un grande talento per la pittura, per la regia e per la traduzione al suo impegno letterario. Gao Xingjian è un autore fondamentale, una voce fuori dal coro che presenta una commovente capacità di raccontare il mondo cinese nella sua meraviglia e nelle sue storpiature, un’artista con una poliedricità di altri tempi che non può non popolare le vostre librerie.
Spore Chiudiamo questa lunga – chiedo venia!- rassegna con il libro più recente e meno conosciuto, perlomeno qui da noi : l’autrice Tang Fei , infatti, non è assolutamente l’ultima arrivata, anzi. Parliamo di una delle voci femminili più all’avanguardia per il futuro della fantascienza cinese , un talento cristallino riconosciuto in svariati circoli già da anni e che fa parte della SFWA , la Science Fiction and Fantasy Writers of America.
Autrice principalmente di novelle e storie brevi, Tang Fei presenta un repertorio creativo sconfinato : tra i suoi lavori più apprezzati, pubblicati su numerose riviste, non mancano opere dei più disparati generi come il fantasy e il wuxia, ma è con la fantascienza che il suo genio splende maggiormente . Spore è la sua prima raccolta in lingua italiana; leggerla è stata una scoperta impagabile .
Spore contiene sette racconti dell’autrice, minuziosamente tradotti dal cinese, ognuno di essi con il proprio microcosmo di luoghi ed eventi , con la propria valenza e con il proprio significato. In maniera estremamente eclettica e suggestiva, Tang Fei pone alla base di questi racconti tematiche attuali e delicate : IA , Big Data , teorie astronomiche , controllo della cultura , simulazione e percezione della realtà e così via.
Due i racconti capaci di segnarmi più degli altri: Le tre stagioni della vita , uno sconvolgente quanto delicato ritratto del senso di alienazione a più riprese affrontato dalla letteratura cinese con una catastrofe astronomica come sfondo e La spia olandese , una distopica analisi sul nesso che lega arte e intelligenza artificiale che mette i brividi e che tira le fila di una storia struggente ed evocativa.
Non sarebbe poi così azzardato definire Spore come una sorta di Racconti fantastici dello Studio Liao moderno: c’è la poliedricità, c’è la capacità di spaziare e di affrontare numerosissime tematiche, c’è la volontà di raccontare delle storie che , sebbene cinesi in origine, guardino all’uomo e all’umanità . Le voci femminili hanno un ruolo importantissimo nella letteratura cinese da ormai svariati anni, e Tang Fei ne è uno splendido esempio .
Conclusioni Questa top , per quanto sia esaustiva, non può che arrivare a grattare semplicemente la punta dell’iceberg che è la millenaria storia cinese : palese è anche la volontà di soffermarsi maggiormente su opere considerate classiche , e ciò nasce dal fatto che la tradizione letteraria cinese, più di molte altre, è rimasta a lungo sconosciuta ai più, quindi era opportuno partire dalle basi.
Non resta altro che continuare ad esplorare le migliaia e migliaia di storie che i letterati e le letterate cinesi hanno sfornato nella lunghissima storia del Paese, a lungo rimasta estranea a noi Occidentali e ora finalmente accessibile. 再见!
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