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Neva: il germoglio della vita

L’attesissimo gioco firmato Nomada Studio è finalmente arrivato. Neva è un puzzle platform 2D realizzato dai creatori del pittorico ed emozionante Gris. In un mondo che sembra lentamente spegnersi della sua luce, Alba e la sua fidata compagna Neva combattono contro delle forze oscure per ripristinare la vita e costruire una nuova casa, per sé e per tutti gli altri animali. Nei quattro capitoli, i cui nomi corrispondono alle quattro stagioni, intraprendiamo un viaggio emozionante in cui osserviamo la crescita e lo sviluppo del rapporto tra le due protagoniste e scopriamo i meandri di questa dimensione tanto idilliaca, quanto maledetta.

Esattamente come il suo predecessore, Neva presenta una potente ed evocativa simbologia. La natura si intreccia con il ciclo della vita in un continuo susseguirsi di alti e bassi, momenti di calma e momenti di difficoltà, gioie e tragedie. Passiamo dallo sfondo di una foresta incantata a fredde, rigide strutture di marmo immerse nella più completa oscurità. E, nel frattempo, Alba e Neva sono sole contro il mondo; crescono insieme, imparano a conoscersi e a fidarsi l’una dell’altra e si fanno forza per sopravvivere. Anche quando l’ambiente le divide, riescono a riunirsi e ad aiutarsi a vicenda.

Non perdiamo altro tempo: sedetevi sotto un albero, lasciatevi cullare dalla brezza autunnale e seguiteci nell’analisi di questo piccolo capolavoro.

ATTENZIONE: Il seguente articolo potrebbe contenere degli spoiler.

Dare e togliere la vita

Vita e morte sono due facce della stessa medaglia. Non importa quante volte abbiamo sentito questo detto, o quante ce lo siamo ripetuto in testa: ogni volta che la morte fa capolino, non siamo mai abbastanza preparati. Eppure lo sappiamo perfettamente, perché la vita è un ciclo che si ripete continuamente. Lo sapevano già gli Antichi Greci, quando raccontavano il mito di Persefone.

Figlia di Demetra -dea dell’agricoltura- e di Zeus, Persefone è una ragazza che vive la sua spensierata gioventù in mezzo ai campi. Mentre coglieva dei fiori e chiacchierava con le amiche, si distrae dalla presenza di un narciso particolarmente grazioso e viene rapita da Ade, dio della morte e fratello di Zeus, che si era invaghito della giovane. In alcune versioni del mito, si dice che quella pianta fosse nient’altro che un tranello di Gaia, dea della terra, invidiosa della sua pura e immacolata bellezza. Spezzata dal dolore, Demetra rifiuta di adempiere ai suoi doveri di divinità e riduce l’umanità a una forte carestia.

Ratto di Proserpina, Gian Lorenzo Bernini (1621-1622), Galleria Borghese, Roma

Per ripristinare l’ordine, Zeus invia Hermes ad Ade con l’ordine di restituire Persefone alla madre. Tuttavia, prima che tornasse indietro, il re degli Inferi offre alla giovane dei chicchi di melograno. La ragazza non si rende conto di aver firmato la sua condanna: poiché ha consumato un prodotto del regno dei morti, dovrà trascorrervi un terzo della sua esistenza. E così sulla terra rimane la spensierata fanciulla di sempre; nell’Ade sarà invece la regina degli Inferi.

Il mito spiega non solo il passaggio dallo stadio di fanciulla –Kore– a quello di adulta, ma anche il cambiamento delle stagioni: nei mesi in cui Persefone è da Demetra abbiamo una natura florida e rigogliosa, quando è da Ade diventa invece più arida e desolata. In più, allargando il discorso, dimostra anche che vita e morte si susseguono e non esisterebbe l’una senza l’altra. Ed è esattamente lo stesso messaggio di Neva.

Ogni elemento del gioco è pregno di significato. Partiamo dal character design, un elemento su cui spesso non ci soffermiamo a riflettere perché lo giustifichiamo come una “scelta degli sviluppatori”. La protagonista si chiama Alba; un nome decisamente curioso, oltreché poetico. Forse indica un punto di inizio, una presenza che ci accompagna silenziosamente e inconsapevolmente nelle nostre vite, esattamente come l’alba del sole. Quante volte siamo rimasti svegli a cercarla e contemplarla? È sempre la stessa da migliaia e migliaia di secoli, eppure non riusciamo a smettere di vederla e di cercare il suo calore.

Osserviamo anche la sua color palette: Alba porta una raggiante mantella rossa, ma i suoi vestiti hanno tonalità molto fredde. È come se contenesse, già di per sé, una sintesi del passaggio delle stagioni. I suoi capelli, che hanno la forma di una nuvola, sono bianchi come il pelo della sua compagna lupa. L’outfit, come rivelano alcune concept art pubblicate da Nomada, è ispirato alle tuniche dei samurai giapponesi, difatti Alba combatte con una spada. È quindi una vera e propria guerriera, pronta a combattere la distruzione e la morte attraverso la vita.

Sulle dietrologie del design di Neva ci concentreremo qualche paragrafo più avanti, poiché è intrinsecamente legato alla simbologia animale e merita di avere uno spazio a sé stante.

Alba non solo veste il cambiamento delle stagioni, ma lo vive sulla propria pelle. Il mondo attorno a lei è in continua trasformazione, in metamorfosi, proprio come Neva che passa dall’essere cucciola a diventare adulta. Ogni stagione porta la sua sfida e sta alla protagonista -e a noi giocatori- adeguarsi alle nuove difficoltà, rappresentate nel concreto dalle più svariate meccaniche che costituiscono il gameplay e dal cambio repentino di ogni livello.

Tuttavia, per quanto possiamo essere bravi e capaci, non possiamo sfuggire al ciclo della vita. Purtroppo, Alba lo scopre con le maniere forti. Ma questo non significa arrendersi: vita e morte si alternano come il giorno e la notte, come il passaggio delle stagioni. Terminata un’avventura, è tempo di iniziarne un’altra.

Prendersi cura

Neva è una grande metafora non solo del ciclo della vita, ma anche della crescita personale. I trofei che otteniamo al termine di ogni capitolo ce lo comunicano in maniera subdola, sottile: Germinazione; Germoglio; Mettere radici; Crescita; Letargo; Fioritura; Impollinazione e Seme. Con queste parole sarebbe già possibile riassumere e sintetizzare lo sviluppo della relazione tra Alba e Neva, ma non ci fermiamo qui.

La relazione tra le due protagoniste è fondamentalmente e intrinsecamente educativa. All’inizio della nostra avventura, Neva è solamente un cucciolo: non combatte con noi e fatica a tenere il nostro passo. Rimane diverse volte catturata dalle forze oscure, ma non viene mai abbandonata dalla sua grande amica Alba. Sembra scontato, ma è in realtà un messaggio estremamente potente, soprattutto al giorno d’oggi. Recentemente il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet, ospite al programma televisivo Tagadà, ha constatato che ai giovani d’oggi “mancano gli anticorpi della frustrazione”:

“Il bambino che gattona deve andare contro una credenza; nessuno si precipita, bernoccolino e pianto se proprio va male e poi si ripiglia.”

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Benché generalmente siamo invasi da aforismi e frasi fatte sui ragazzi, considerati spesso come una categoria di persone uniforme e senza alcuna unicità, quest’intervento di Crepet ci è utile per spiegare l’opera educativa compiuta in Neva. La lupacchiotta e Alba infatti viaggiano sempre insieme, mantenendo una corretta distanza, della giusta quantità. Ciò permette che Neva faccia la propria esperienza, incappando in trappole e commettendo degli errori che verranno affrontati solo dopo l’intervento repentino di Alba. Nei primi minuti di gameplay, la cucciola cade da una sporgenza piuttosto alta, per poi provare nuovamente a saltare e riuscire a raggiungere l’altro lato. Questa scena ci viene riproposta a ogni capitolo, ma in maniera diversa.

“L’Altro non è mai prossimità che ci rassicura nella sua coesistenza con Noi. Per quanto si possa essere legati, per quanta sintonia si viva, l’Altro rimane Io e distanza, dalla quale si rimane sempre inevitabilmente un po’ esclusi.” -Emanuela Mancino e Gian Maria Zapelli, Cambiamenti incantevoli. Bellezza e possibilità di apprendimento (2011)

Senza quella caduta e gli attimi di paura e sgomento vissuti, Neva non sarebbe mai diventata la compagna e alleata di Alba. Durante il percorso di crescita impara a combattere e a trasportarsi da una parte all’altra della mappa, invertendo gli ruoli. Da figura educatrice, la ragazza passa a essere educata: dal supporto in battaglia all’aiuto nell’esplorazione, la protagonista si lascia guidare e aiutare dalla lupa. Si crea così un rapporto di scambi di fiducia e supporto costante, dove emergono le potenzialità di ognuno dei soggetti coinvolti. Ed è esattamente questo lo scopo di una relazione educativa funzionale.

Già nel V secolo a.C. Socrate parlava di maieutica, cioè di “tirare fuori” i propri pensieri e le proprie relazioni per raggiungere la conoscenza. In Neva, l’esito di quest’intervento è leggermente diverso: dalla profonda amicizia tra Alba e Neva emerge la natura e la vita. Il gioco ci insegna che il prendersi cura dell’Altro, tenendo a mente che per definizione è diverso da Noi nella sua unicità, produce speranza e soprattutto bellezza.

Ognuno di noi non è altro che un seme nel grande terreno della società e, attraverso l’incontro con le nostre figure educative più vicine, ci troviamo davanti a un bivio: se nutriti e rinvigoriti, possiamo diventare prima meravigliosi fiori e poi forti arbusti; se trascurati o maltrattati, possiamo appassire e lasciarci consumare dall’oscurità. Proprio come possiamo osservare su Neva.

La bellezza cuce e costruisce, quindi, testi propri negli incontri con l’apprendere: diviene un segno da leggere, un tratto cui prestare attenzione, un particolare non visto prima. E, come testo offre, a chi apprende la possibilità di leggere il proprio desiderio.” –ibidem

Avere coraggio da… Neva

In Neva assistiamo al viaggio interiore dell’omonima protagonista. In analogia al ciclo stagionale, osserviamo e viviamo in prima persona l’intero arco di crescita della lupa: dai primi passi, al combattimento, fino alla sua dolorosa morte, Neva è un soggetto in divenire. Fedelmente accompagnata da Alba, impara a fare affidamento nelle proprie risorse e a proteggere ciò che le sta più a cuore, restituendo la vita a tutto ciò che è stato distrutto. È interessante in quest’ottica analizzare la scelta del lupo come animale simbolo, un animale che spesso ricordiamo in maniera negativa, ma che nel gioco assume invece un ruolo decisivo ed estremamente positivo.

Ogni cultura associa agli animali miti, idee, valori e racconti che possono mutare nel tempo e nello spazio. Abbiamo già in parte toccato l’argomento qui, quando abbiamo parlato della figura del corvo. La simbologia del lupo, come ben analizzato in questa tesi di laurea a cura della studentessa Morgana Valeria Volpi, ha un carattere estremamente ambivalente. È l’emblema dell’istinto, della ferocia e dell’avidità, ma anche della forza, della lealtà, del coraggio e dell’intelligenza.

Per secoli, nella letteratura e nella cultura orale europea, il lupo è stato visto come un animale prettamente crudele, mosso dalla sua insaziabilità e instancabile voracità. Se però guardiamo la prospettiva dei nativi americani, notiamo con stupore che veniva considerato un animale totem, lodato per il connubio fra l’istinto e la socievolezza con i membri del proprio branco. Il lupo infatti è anche un simbolo di famiglia, grazie alla sua spiccata capacità di agire in branco.

Neva presenta le caratteristiche di un lupo, ma ha anche le corna di un cervo. Questo dettaglio è senz’altro inusuale, ma non casuale: il cervo è il simbolo della rigenerazione vitale e, grazie alle sue corna, rappresenta anche l’unione fra la terra e il cielo. La loro forma ricorda vagamente l’albero della vita, un’icona che, ancora una volta, si rifà al ciclo del tempo già descritto nel primo paragrafo.

Insomma, Neva non è una semplice compagna di avventure: è un profondo dispositivo allegorico, pregno di innumerevoli significati. Neva rappresenta la nostra quotidianità, le sfide che affrontiamo, i momenti di riposo o svago che ci concediamo e le ombre che bussano ogni tanto alle porte della nostra mente. Una vita sicuramente non rose e fiori, ma che merita di essere vissuta, al fianco delle persone che amiamo.

Rialzarsi

Nel legame tra Alba e Neva, ho rivisto molto quello tra me e la mia cagnolina Daisy. Essendo cresciuta in una famiglia senza animali, non ho mai avuto il desiderio di volerne uno; anzi, ogni volta che visitavo la casa di qualcuno che li aveva, spesso mi spaventavo perché non ero abituata ai loro comportamenti. Tuttavia, il caso ha permesso che la mia strada e quella di Daisy si incrociassero. È arrivata nel 2020, in pieno COVID. Ormai è frase fatta dire che la pandemia rappresenta un periodo buio nelle vite di ognuno di noi, ma non mi sento di affermare il contrario.

Per una serie di disgrazie -fortunatamente temporanee-, a dicembre mi sono ritrovata completamente da sola a gestire una casa e una cucciola di soli cinque mesi, che non era ancora sufficientemente educata. Avevo mille pensieri nella testa e innumerevoli preoccupazioni, ma guai se non ci fosse stata lei con me. Il suo abbaiare, la sua immensa voglia di giocare, il suo sonnecchiare e perché no, anche il suo farmi impazzire perché non riusciva a fare i bisogni nel posto giusto, erano tutti segnali che mi ricordavano di essere viva.

In un momento in cui sentivo il mondo crollarmi addosso, Daisy era la mia unica ancora di salvezza e l’unico elemento di quotidianità che mi era rimasto. Abbiamo affrontato insieme gli stessi mostri oscuri di Neva e mi ha aiutata a risollevarmi, a guardare il mondo con occhi leggermente diversi. Mi ha ridato una luce in fondo al tunnel e, tutt’ora, sento di avere un legame speciale e indissolubile con lei. Non sarò stata la migliore amica -non padrona- che un cane potesse mai avere, ma ho dato del mio meglio e continuerò a farlo. Daisy è la mia fidata compagna d’avventure e lo sarà per sempre.

Tutta questa digressione per concludere che Neva non è solo un gioco, ma un enorme viaggio attraverso le varie fasi della vita. Ci insegna che siamo come piante, che nascono e crescono anche nelle condizioni di meteo più avverse: a volte perdiamo delle foglie; altre, invece, generiamo dei fiori meravigliosi. L’importante è non smettere di prenderci cura di noi stessi e non lasciarci appassire. Quando ci troviamo in un ambiente che ci spegne, cambiamolo; quando ci troviamo in un ambiente confortevole, lasciamo crescere i nostri germogli in maniera totalmente spontanea. Perché ogni vita merita di essere vissuta a pieno.

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Elisabetta Giardi

Sono cresciuta con pane, videogiochi, anime e arte. I miei studi e la mia passione verso le scienze umane mi permettono di guardare e giocare con uno sguardo diverso, riuscendo a cogliere molte scelte stilistiche e ad attribuire loro un significato più profondo.

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