Nella recensione di Diablo 4 vi ho raccontato il mio primo viaggio a Sanctuarium, che corrisponde anche al mio primo approccio alla storica saga di Blizzard. Confesso di aver sottostimato la profondità del gioco, ma allo stesso tempo non avevo idea di quanto già solo dalla prima Stagione Diablo 4 dimostrasse in realtà più punti deboli di quanti non se ne vedessero nel primo mese di gioco (ricordo che la Stagione 1 di Diablo 4 iniziò ben un mese abbondante dopo il Day One).
Se c’è però un aspetto che lo studio di Irvine ha dimostrato sin dall’uscita della loro ultima opera magna è che la natura di Diablo 4 è mutevole nel tempo, volta a migliorare l’esperienza di gioco finale attraverso contenuti via via sempre più stimolanti e, soprattutto, differenziando quello che è il gameplay di ogni singola classe.
Ma adesso, con molta più consapevolezza alle spalle, è arrivato il tempo di parlare di Vessel of Hatred, la prima espansione di Diablo 4. Annunciata in occasione della BlizzCon 2023, Vessel of Hatred riprende le gesta del nostro eroe dopo la caduta di Lilith, che preannunciava l’arrivo dell’influenza di Mefisto su Sanctuarium.
Vessel of Hatred narra le vicende di Neyrelle, un personaggio già centrale nel racconto di Diablo 4: è un’apprendista delle arti Horadriche che, durante la guerra negli inferi contro Lilith, la Prima Madre, intrappola Mefisto all’interno della Pietra dell’Anima.
La Pietra dell’Anima tuttavia è un fardello enorme da portarsi dietro, e Neyrelle inizia a cedere all’enorme potere di Mefisto che, seppur intrappolato, riesce comunque ad annebbiare la mente della povera Horadrim. La giovane apprendista decide dunque di recarsi nelle giungle di Nahantu (la nuova zona introdotta da Vessel of Hatred) per trovare un rimedio a ciò che le sta succedendo e chissà, magari liberarsi anche della compagnia del Signore dell’Odio.
Noi invece, come sempre, interpreteremo il Viandante, il nostro fidato personaggio che seguirà Neyrelle nel suo tormentato viaggio per le nuove terre che Sanctuarium ha da offrirci.
Agonia, colpi di scena e intermezzi cinematografici fanno da padrone alla decina di ore di componente narrativa che aggiunge quest’espansione. Avrei voluto vedere qualcosa in più? Certamente, anche perché il finale culmina con un’importantissima rivelazione; ma del resto in Blizzard già con Diablo 4 avevano lavorato tantissimo sul world building e sulla storia che questa Sanctuarium ha da offrire. Vessel of Hatred non è da meno: Blizzard continua a riservare una particolare cura nella creazione di personaggi e storie, dando l’impressione che Sanctuarium sia un calderone di storie avvincenti e per nulla scontate.
Sotto quest’aspetto avrei però preferito un finale più marcato piuttosto che uno aperto; ho percepito frettolosità nel voler sfruttare il colpo di scena per suscitare curiosità, ma si poteva fare sicuramente di meglio cercando di limitare il senso di spaesamento.
La vera aggiunta di Vessel of Hatred non è tanto Nahantu, quanto la nuovissima classe Spiritista. Viene presentata come un ibrido tra il Druido, da cui trae ispirazione per il profondo legame con la natura, e il monaco, che io conosco per D&D ma che so essere una classe anche di Diablo 3, che si avvicina molto all’ideale della nuova classe nel suo infliggere danno da mischia.
Lo Spiritista incanala la forza di spiriti animali per usarne abilità potentissime che, in combo tra loro, permettono di creare un personaggio molto versatile. Lo Spiritista può essere un validissimo combattente da mischia potente negli attacchi, oppure resistere ai danni, o ancora essere veloce e letale. Gli spiriti guardiani di cui egli fa uso sono quattro, Giaguaro, Aquila, Gorilla e Centipede, e ognuno infligge danni di natura diversa che, in combo, generano un mix di effetti sicuramente appariscente, ma soprattutto letale.
Avete capito bene, lo Spiritista non deve scegliere la natura di uno spirito e focalizzarsi su quella, ma anzi è consigliato variare al fine di creare sinergie tra spiriti che permettono alle meccaniche di gioco di massimizzarne danni ed effetti.
Raggiunto il livello 15 e poi il livello 30, lo Spiritista ha poi accesso alla sua abilità di classe, la Sala degli Spiriti, che permette di migliorare il legame con gli spiriti guardiani, fornendo benefici speciali in base agli spiriti scelti.
Vien da sé che sia una classe abbastanza difficile da utilizzare rispetto a quelle che offriva Diablo 4 al lancio, perché fin da subito ci sarà da impegnarsi nel creare una build che quantomeno funzioni. Ammetto che solo dopo qualche giorno mi sono abituato allo Spiritista, poiché richiede una conoscenza davvero approfondita degli effetti attivi, passivi e di tutte quelle parole chiave che, in sinergia tra loro, creano effetti davvero devastanti. Il risultato? La mia attuale build da Endgame si basa nella sua interezza sull’infliggere danno semplicemente schivando!
Vessel of Hatred esce in concomitanza con la Stagione dell’Odio Crescente, che apporta delle modifiche sostanziose al sistema di gioco. Innanzitutto, è stato ridotto il livello massimo raggiungibile da ogni personaggio, da 100 a 60. Questo permette di raggiungere prima potenziamenti di livello, come le pozioni di cura superiore che prima richiedevano il raggiungimento del livello 90, e permettono soprattutto di trovare oggetti di grado massimo con più facilità. Il raggiungimento del livello 60 introduce anche il livello Eccellenza, che serve per ottenere punti Eccellenza da spendere nel medesimo modo in cui venivano utilizzati prima, ovvero riempiendo tabelloni di potenziamenti volti a min-maxare le caratteristiche di ogni personaggio.
Parlando di oggetti, è stata rimossa la rarità Sacra: nelle stagioni precedenti, arrivati al grado Leggendario di drop degli oggetti, si potevano trovare oggetti Sacri e Ancestrali (oltre che Unici). Questo permette di arrivare fin da subito al grado di rarità massima dell’oggetto ed evitare di dover buttare via pezzi di equipaggiamento fortissimi nei loro perk ma che, per la natura della rarità, non erano utilizzabili in Endgame.
Tutto ciò è reso possibile da un sostanziale cambio nel sistema della difficoltà del gioco, che conta ora ben otto difficoltà diverse contro le quattro disponibili precedentemente. La Stagione dell’Odio Crescente introduce infatti quattro difficoltà che vorrei definire come quelle base, perché accompagnano il giocatore verso quello che sarà l’Endgame in modo graduale, permettendo di ottenere maggiori punti esperienza a discapito di una maggiore difficoltà nell’abbattere i nemici. I livelli di difficoltà di cui parlo sono Normale, Difficile, Esperto e Penitente.
Doveroso è l’appunto (e il consiglio) che voglio lasciare: non giocate a difficoltà Penitente prima di aver equipaggiato oggetti Leggendari, con annessi aspetti che ben si incastrano con una build che abbia un senso. Il nuovo sistema di livellamento punisce i giocatori che non ragionano, volendoli abituare a un Endgame che paradossalmente sembra essere (almeno con la classe Spiritualista) più arduo da raggiungere.
Raggiunto il livello 60 sarà possibile entrare nella Fossa, dei dungeon che permettono di salire di difficoltà e sbloccare le varie fasi del Tormento. Tormento è la difficoltà massima di Diablo 4, e ha quattro sotto-livelli nei quali sarà possibile aumentare la probabilità di drop degli oggetti Ancestrali e di salire più velocemente di livello, a scapito ovviamente di una difficoltà sempre maggiore e dei malus perenni applicati a salute e armatura. Nella Fossa ora è anche possibile aumentare di livello i Glifi, essenziali per migliorare la propria build e soprattutto per procedere nell’Endgame.
Un’importantissima aggiunta in Vessel of Hatred riguarda ciò che è l’Endgame. In Diablo 4 avevamo visto come l’Endgame fosse caratterizzato dal girovagare per Maree Infernali e Spedizioni Incubo alla ricerca di loot sempre più potente. Questo ovviamente rimane, anche se rivisto e migliorato tantissimo nel corso del tempo tra il suo Day One e oggi, ma la vera novità, introdotta da ed esclusiva di Vessel of Hatred sono la Città Sotterranea di Kurast e soprattutto la Cittadella Oscura.
La Città Sotterranea di Kurast è un dungeon procedurale, che richiede al giocatore o al party di giocatori di ripulire le diverse sale da quanti più nemici possibili in un tempo limitato. Più il numero di demoni sconfitti è alto, maggiori saranno le ricompense finali, e ad aiutare in tutto ciò vi saranno demoni da sconfiggere per aumentare il tempo a disposizione. Sarà possibile modificare la propria run offrendo come tributo particolari oggetti prima di partire, che faciliteranno un drop di maggior valore.
Ora però passiamo al contenuto che più mi ha divertito e che meno mi aspettavo in un titolo come Diablo 4. La Cittadella Oscura è il fiore all’occhiello di Vessel of Hatred, la forma ultima del contenuto Endgame che più mi diverte nei titoli multiplayer: il raid. Consiste in un’attività multigiocatore dove, da due a quattro Viandanti, si avventurano insieme in un dungeon suddiviso in tre macro-fasi, ognuna di queste con determinati step da superare e con drop a ogni step concluso. Qui è chiara l’ispirazione al fenomeno di Destiny, dove ritroviamo proprio alcune similitudini con alcune delle meccaniche che mi hanno paradossalmente fatto ringiovanire di dieci anni, riportandomi ai tempi della Volta e di Crota.
Nella Cittadella Oscura ho trovato un’altissima richiesta di cooperazione, cosa che effettivamente è spesso mancata in un titolo come Diablo 4. Vessel of Hatred è il contenuto che timidamente si affaccia a questo processo, rendendo i raid forse poco innovativi nelle meccaniche, ma sicuramente sorprendenti e soprattutto divertenti se contestualizzati in ciò che è stato finora Diablo 4. Qui, senza neanche pensarsi due volte, si sono innescate le meccaniche interpersonali del “Chi fa cosa” oppure del “Sbrigati altrimenti andiamo a terra e dobbiamo ricominciare”. Questa pressione, questa sensazione che la Cittadella Oscura offre, questo dover giocare per raggiungere un loot settimanale importante è senz’altro quello che personalmente cerco in un titolo multigiocatore.
L’ultima, ma non per importanza, aggiunta della Stagione dell’Odio Crescente sono i Mercenari, dei companion che ci seguiranno per tutto il nostro viaggio. I Mercenari sono quattro in totale, ognuno specializzato in una propria abilità e con un proprio stile di combattimento.
È possibile assoldare un mercenario, come Raheir nella foto qui sopra, che seguirà il Viandante in giro per il mondo e combatterà al nostro fianco in ogni occasione, oppure arruolarlo come rinforzo, come Aldkin, e intervenire solo in determinati momenti con una determinata azione scelta dal giocatore.
La differenza sostanziale sta nel fatto che un Mercenario assoldato guadagnerà il 100% dell’esperienza che ottiene sul campo, mentre quello arruolato come rinforzo solo il 50% poiché interverrà solo in determinati momenti. Attenzione: giocando in party con altri giocatori, il ruolo del Mercenario assoldato verrà da meno e a rimanere attivo sarà solo quello arruolato come rinforzo.
Questa meccanica introduce un ovvio aiuto nelle fasi single player, oltre che offrire la possibilità di farmare punti legame con ognuno dei quattro mercenari disponibili per poter ottenere tutte le annesse ricompense. È un’aggiunta che ho apprezzato, in quanto soprattutto il rinforzo, se scelto bene, offre un considerevole aiuto nell’ecosistema in cui si vuole costruire la propria build, quasi come se fosse un’ulteriore abilità passiva che di tanto in tanto viene attivata per fornire supporto.
Prima delle considerazioni finali, vorrei porre l’attenzione sulla bellezza degli scenari e delle musiche che offre Vessel of Hatred.
Partendo da Nahantu, la nuova zona a sud di Sanctuarium è una giungla rigogliosa, ma anche un territorio in cui la maledizione del Signore dell’Odio mostra i primi segni della sua presenza. Nahantu è un mix tra flora e fauna rigogliosa, giochi di luce e presenza di acqua fanno sembrare questa nuova regione così viva, alternandosi appunto ad aree in cui tutto è privo di vita in quanto corrotto da Mefisto.
Vessel of Hatred eccelle nella sua composizione musicale: la colonna sonora e l’impegno che Blizzard ha messo nel creare un mix tra musica e bellezza a schermo è oltremodo ancora più sorprendente di quanto non lo era già in Diablo 4, dove già avevo tessuto le lodi per questo reparto nella recensione del titolo, più di un anno fa.
Vessel of Hatred è un’ottima espansione, con un prezzo (39,99 euro) in linea con i contenuti che offre e soprattutto dove si ritrova una particolare cura in ogni suo angolo.
La nuova classe, lo Spiritista, è divertentissima e soprattutto talmente versatile da rendere il gameplay diverso in base agli spiriti che andremo a buildare insieme. La storia, la nuova regione e le musiche sono davvero ben curate, ma quello che risalta di più è sicuramente l’attività Endgame Cittadella Oscura, che non offre solo un contenuto per l’espansione, ma anche la speranza di vederne altri prossimamente.
Vessel of Hatred sembrerebbe essere solo l’inizio di un lungo percorso di contenuti per Diablo 4, che spero vivamente mantenga questa qualità non solo contenutisticamente parlando, ma anche qualitativamente grazie al lavoro svolto in questo anno e qualche mese dal suo Day One.
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