Jellyfish Can’t Swim In The Night, Girls Band Cry, l’ultima stagione di Sound! Euphonium, ma anche Bocchi the Rock!, Ya Boy Kongmin, Vivy, Given e tanti altri anime musicali meno conosciuti. Negli ultimi anni il livello del genere sembra essere finalmente tornato ai fasti di un tempo dopo un lungo periodo di stagnazione, grazie ad una serie di opere che hanno nettamente alzato l’asticella.
Gli anime musicali, ma più in generale la musica negli anime, è qualcosa che ha sempre influenzato l’industria dell’animazione giapponese. Spesso in queste pagine mi avete letto decantare del rapporto tra la musica e gli anime, per me imprescindibile e affascinante come poche altre cose all’interno di questo medium. Da Bocchi the Rock! in poi però, forse risvegliato dall’amore suscitato da quella serie, ho iniziato a pensare che il genere stesse vivendo una nuova fase di splendore e, arrivato al 2024, la cosa ormai mi sembra sempre più evidente.
Nati nell’atmosfera vintage dei meravigliosi anni ’80-’90 (vedi Macross: Do You Remember Love?), gli anime musicali hanno dato il loro meglio nei primi duemila (come l’indie rock, coincidenze?) tra capolavori come Nana e Beck, passando per il mio tanto amato K-On! e un’opera unica come Nodame Cantabile.
Nei primi anni ’10 del nuovo millennio, tolta qualche eccezione (Your Lie In April, Kids on the Slope), ciò che ha proliferato di più è l’anime musicale legato al mondo Idol e centinaia di prodotti correlati al particolare fenomeno culturale nipponico hanno invaso le tv con opere più o meno vincenti.
Con la fine del decennio la rotta si inverte: torna Sound! Euphonium (con anche Liz and The Blue Bird), escono piccole perle come Given, Carole & Tuesday e Kono Oto Tomare!, e si apre così la strada per quello che abbiamo visto poi negli ultimi anni. Serie fresche, di alto livello sia narrativo che musicale, la degna conclusione della banda di KyoAni, la rivoluzione del cute girls doing music things e come trasformare l’ambiente Idol in una storia emozionante e avvincente.
È questa l’epoca d’oro degli anime musicali? Vediamo insieme quattro esempi recenti del perché probabilmente questa affermazione, negli ultimi 3-4 anni, non è così surreale.
Negli anime musicali lo stereotipo del Cute Girls Doing Cute (Music) Things ha sempre avuto un unico punto di riferimento: K-On!. L’opera di KyoAni diretta dalla straordinaria Naoko Yamada è stata a lungo l’anime guida del genere, una serie che mai avremmo pensato potesse essere scansata dal suo trono. Almeno questo era quello che era lecito immaginare fino all’avvento di Bocchi the Rock!.
Di Bocchi the Rock! abbiamo parlato a lungo tessendone le lodi e consacrandolo a opera rivoluzionaria del genere. L’anime di CloverWorks ha saputo reinventare il concetto di anime musicale con un adattamento impeccabile, divertente e originale, capace di raccontare in un modo mai visto prima d’ora una band di ragazze liceali attraverso risate e musica.
Proprio con Bocchi the Rock! prendiamo coscienza di essere entrati definitivamente nella nuova epoca d’oro degli anime musicali. Un adattamento che unisce una storia accattivante e estremamente divertente a un comparto musicale d’eccellenza, capace di scalare le classifiche delle chart globali spalla a spalla con i migliori artisti internazionali.
Più della musica e della trama in sè, la rivoluzione di Bocchi sta nella direzione del suo adattamento, curato a livelli maniacali come nessuna opera del genere prima di lui. Decostruzione dell’animazione, rottura della quarta parete, un lavoro superlativo dei doppiatori e scelte di regia eccezionali rendono Bocchi the Rock! qualcosa di inarrivabile al momento.
Non siamo difronte ad un semplice successore di K-On! ma ad un vero e proprio ribaltone del genere, una rivoluzione inaspettata ed una rottura con i canoni classici del passato. La nuova Serie con la S maiuscola quando parliamo di anime musicali.
Se Bocchi the Rock! è la rivoluzione nella nuova epoca d’oro degli anime musicali, Sound! Euphonium rappresenta il compimento del percorso che ha portato il genere in questa fase.
Sound! Euphonium (Hibike! Euphohium) è l’adattamento anime della light novel scritta da Ayano Takeda e prodotta da Kyoto Animation, uscito per la prima volta nell’ormai lontano 2015. La storia ruota intorno a Kumiko Omae, al primo anno del liceo Kitauji, e al suo rapporto con la banda scolastica e la musica in generale.
La seconda stagione arriva subito nel 2016 e sembrava aver già portato a termine l’evoluzione animata della serie, con il climax finale e la crescita di Kumiko. Nel 2018 esce invece Liz and the Blue Bird, film spin-off diretto da Naoko Yamada, e nel 2019, un po’ a sopresa vista la fine della seconda stagione, arriva Our Promise: Brand New Day, lungometraggio sul secondo anno al Kitauji di Kumiko.
Sinceramente, da spettatore estremamente legato al personaggio di Kumiko e alle prime due stagioni di Euphonium, non riuscivo a sentire la necessità di continuare una storia che si era già conclusa con un finale eccezionale sulle note di “Hibike! Euphonium“. Questo sentimento si era ulteriormente accentuato all’annuncio dell’OAV Ensamble Contest, successivo a Brand New Day, e soprattuto della terza stagione prevista nel 2024.
Come spesso accade per le opere che consacriamo gelosamente, avevo paura che il mio sentimento verso Sound! Euphonium venisse intaccato da una nuova stagione, ma ormai, a viaggio concluso, posso affermare tranquillamente che la terza stagione era tutto quello di cui avevamo bisogno.
Mi è sempre risultato difficile spiegare come le note in Sound! Euphonium risuonassero in maniera diversa dentro di me. Con un giudizio oggettivo ci sono tanti anime musicali che si possono considerare superiori a Hibike, ma alla fine dei conti per me rimane una delle serie a cui sono più affezionato.
Ci sono tante cose che mi hanno sempre toccato: l’evoluzione di Kumiko nelle prime due stagioni, il suo rapporto con le compagne e con la musica, la sua consacrazione alla guida della banda. Una narrazione delicata e armoniosa della vita liceale di ragazze alle prese con la propria passione, con la musica a fare da veicolo delle proprie preoccupazioni, delle proprie difficoltà, dei propri sentimenti. Tutto questo ha reso la serie speciale per il me spettatore e la terza stagione appena conclusa si è dimostrata la ciliegina sulla torta di questo meraviglioso viaggio.
Sound! Euphonium non avrà dato il via a questa nuova epoca d’oro degli anime musicali ma trova la sua emozionante consacrazione in essa, e non potrebbe essere altrimenti. Come la musica al suo interno, Sound! Euphonium è una melodia che lega e scalda, un’ode a questa meravigliosa arte suonata tra le straordinarie immagini di KyoAni.
Secondo (ma non ultimo) anime della primavera 2024 in questa lista, Girls Band Cry è stata una vera e propria sorpesa. Del progetto GaruKura si iniziò a parlare nel 2021 quando Toei, Universal Japan e Agehasprings annunciarono di voler tenere delle audizioni per una band di ragazze da inserire in un lavoro crossmediale.
L’anime viene annunciato ufficialmente nel 2023 con il nome di Girls Band Cry, insieme ad una campagna fatta di video musicali, introduzioni alla band e altre iniziative per creare un marchio riconoscibile per l’uscita della serie. Uscita che avviene finalmente nella primavera del 2024.
L’impatto iniziale avuto con la serie è stato piuttosto strano poiché semplicemente, vista la CGI delle animazioni, chi vi scrive l’aveva snobbata. Solo grazie alle ottime voci sul suo conto, in ampio ritardo sulla tabella di marcia, ho deciso di recuperarlo prima del season finale confermando, ancora una volta, quanto spesso le mie prime impressioni risultano sbagliate.
Le Togenashi Togenari nascono quando Nina Iseri, abbandonata la scuola e la sua famiglia in campagna, si trasferisce a Tokyo per vivere il suo sogno. Arrivata spaesata nella metropoli, Nina incontra Momoka, chitarrista ed ex cantante delle Diamond Dust, verso la quale prova immensa ammirazione. Colpita dalla voce e dall’energia di Nina, Momoka decide di non smettere con la musica e formare una nuova band con lei e l’amica Subaru. Ai tre membri iniziali si uniscono poi Tomo e Rupa (Beni-Shouga) completando la formazione delle Togenashi Togenari.
La premessa e la trama sono quelle tipiche di tanti anime musicali ma ci sono due fattori che rendono speciale Girls Band Cry: la musica (ovviamente) e l’umanità delle protagoniste. Con una produzione così importante dietro era davvero difficile sbagliare la parte musicale dell’opera. Non era però scontato che le tracce dell’anime risultassero così ben scritte e lontane del classico J-Pop a tinte Idol tipico del genere.
Le TogeToge suonano un J-Rock poppizzato con richiami alla musica della Kessoku Band tanto cara a noi. La chitarra di Momoka spalleggia la voce di Nina (interpretata da una grande Rina), regalandoci tracce come VOID e Wrong World, tra le migliori mai sentite in un anime musicale.
Ma ad essere davvero eccezionale è il lato umano della serie. Nina è una protagonista estremamente acerba, irritabile, emotiva e arrabbiata, tutto quello che una adolescente fuggiasca dovrebbe essere. Momoka vive con i rimpianti del suo fallimento e la paura di impegnarsi di nuovo nella musica che tanto ama. Grazie all’incontro con Nina però la scintilla si riaccende e nascono così le basi delle TogeToge.
Anche le altre ragazze che si uniranno poi alle nostre protagoniste non mancano di raccontarci storie toccanti e che sentiamo estremamente reali, verso le quali da spettatori finiamo subito per empatizzare (menzione d’onore per Subaru, semplicemente la best girl della serie).
Con questo mix di musica azzeccata e cast eccezionale, la scommessa di Toei e Universal si può definire già tranquillamente vinta. Girls Band Cry è un progetto a tutto tondo che non solo ci ha regalato un grandissimo anime, ma è anche pronto a riempire le arene giapponesi con la sua musica, confermando l’ottima intuizione che si celava dietro l’idea originale.
L’ultimo anime che citeremo è anche quello che ha originato l’idea dietro questo piccolo approfondimento: siamo davvero nell’epoca d’oro degli anime musicali? Se esiste un prodotto come Jellyfish Can’t Swim at Night la risposta è si.
La serie sostanzialmente narra le vicende di JELEE, un progetto musicale e animato creato dall’incontro tra Mahiru Kouzuki e Kano Yamanouchi. Alle due ragazze si aggiungono Kiui Watase e Mei Takanashi, completando la formazione delle nostre protagoniste.
In maniera analoga a quanto detto in precedenza per Girls Band Cry, al netto di ottimo comparto musicale e visivo, ciò che permette a Jellyfish di compiere il salto di qualità è una narrazione e una scrittura dei personaggi quasi impeccabile, moderna ed attuale come pochissime altre opere.
Le quattro ragazze che compongono JELEE hanno in comune la ricerca della propria identità e della realizzazione personale. Un tema reale e delicato per ragazze della loro età ma raramente dipinto in uno show come questo. Inoltre Jellyfish riesce a trattare questo argomento sfruttando le dinamiche moderne della nostra società virtuale, vista sia come un palcoscenico a portata di mano ma anche un luogo dove fuggire.
Tutte vivono un momento di disillusione della propria esistenza: non capire il proprio posto nel mondo, fuggire dal passato, prendere consapevolezza di sé. Il loro incontro, le loro relazioni, l’influenzarsi a vicenda e le scelte che scaturiranno dal loro rapporto, finiscono così per andare a creare quella grande storia di maturazione che è Jellyfish Can’t Swim at Night.
La musica in tutto ciò è collante e mezzo per il successo, insieme all’arte per Mahiru. Con la musica e con il disegno le ragazze si uniscono, per essa litigano e si arrabbiano ed in essa infine si comprendono e si ritrovano, cresciute e migliorate, sia come persone che come professioniste.
Di Jellyfish a stregarci è soprattutto l’estrema umanità con cui le storie delle quattro protagoniste vengono raccontate. Sia Mahiru che Nonoka hanno un bell’arco di sviluppo, ma è forse la storia di Kiui quella che emoziona e ci fa sentire più vicini alla ragazza. Anche Mei risulta un bel personaggio nonostante sia quella che soffre di più il pacing accelerato della serie.
Jellyfish Can’t Swim at Night è una storia che non dovete assolutamente perdere, a prescindere dal fatto che sia un buon anime musicale. La serie sfrutta la musica per raccontare in maniera egregia la crescita di quattro amiche, alle prese con problemi e difficoltà che sentiamo vicine e per certi versi anche nostre, riuscendoci in maniera vincente.
Questa serie è il completamento del percorso che ci ha consegnato l’attuale epoca d’oro degli anime musicali. Un titolo con influenze del mondo idol, slice of life e della comedy, ma che di questi generi ne raccoglie solo meglio per creare una grande storia di formazione moderna, rivolta a tutti i tipi di spettatori.
Ma quindi stiamo davvero vivendo una epoca d’oro degli anime musicali? Probabilmente si. Il genere sta vivendo una nuova primavera, frutto di un’evoluzione costante ma non scontata che lo ha rivitalizzato negli ultimi anni.
Il merito non è solo dei quattro esempi citati in questo piccolo approfondimento. Ci sono state serie di altissimo livello, sia qualitativo che musicale, che avrebbero meritato una menzione: pensiamo ai già citati Vivy e Given, oppure ad un ottimo esempio di idol anime come Love Live! Nijigasaki High School. È l’insieme di tutti questi prodotti poi che crea quel movimento di anime musicali, capace di condurci ad una serie di titoli così qualitativamente eccezionali e e ravvicinati nel tempo tale da dar vita a questa “epoca d’oro“.
Ma infine, ciò che conta davvero per noi, è avere a disposizione prodotti di qualità, capaci di colpire ed emozionare lo spettatore, sfruttando sapientemente la musica, il mezzo di “contagio emotivo” per eccellenza. Ed nel fare questo, Bocchi the Rock!, Sound! Euphonium, Girls Band Cry e Jellyfish Can’t Swim at Night, rappresentano uno dei punti più alti della storia degli anime musicali.
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