Fumetti

Akame ga Kill!, la recensione

Akame ga Kill!

6.7

SCENEGGIATURA

7.0/10

DISEGNI

6.0/10

CURA EDITORIALE

7.0/10

Pros

  • Personaggi con cui è facile empatizzare
  • Scorrevolezza della narrazione
  • L'ambiguità del conflitto

Cons

  • Character design banali
  • Poco approfondimento dei temi portanti

Nella corrotta capitale imperiale, Tatsumi apprenderà che c’è una sola via per ottenere giustizia… L’assassinio!

Così recita l’incipit del primo volume della serie manga cult Akame ga Kill!, un dark fantasy mozzafiato che trasporta il lettore in un rocambolesco alternarsi fra evocazioni di vivace allegria e scenari di una violenza raccapricciante.

L’opera nasce dal matrimonio tra l’intuizione narrativa di Takahiro la matita di Tashiro Tetsuya, mostrandosi al pubblico per la prima volta nel 2010 in tutta la sua crudezza per nulla velata.

A Takahiro venne proposto – come egli stesso racconta in un poscritto al termine del primo volume – di scrivere l’opera già nel 2007, dal suo editore, in forma di manga per una rivista di Square Enix (in Italia il manga è edito da Planet Manga).
L’idea lo allettò dal primissimo istante; vedere gli schizzi del suo illustratore, Tashiro, non fece che infiammare il lui questo sentimento e, nel 2009, liberatosi finalmente degli altri impegni editoriali, si lanciò in questo proficuo e appassionato viaggio che avrebbe poi preso il nome di Akame ga Kill!

Akame ga Kill! – Il bene contro il male… o forse no?

La storia segue le vicende di Tatsumi, giovane forestiero che intraprende uno speranzoso viaggio nella capitale dell’impero con l’intento di portare gloria e prosperità al suo villaggio.
Al suo arrivo, tuttavia, scoprirà – come tanti prima di lui – che la capitale non è il luogo traboccante di opportunità che si immagina, ma piuttosto il vertice corrotto di un Paese schiacciato dalle ingiustizie.
Un susseguirsi di sfortunati eventi porta Tatsumi a trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, ed è qui che ha il fatidico incontro con i Night Raid, élite dell’esercito rivoluzionario, ricercati e riconosciuti come terroristi dall’impero.
Egli li sfida, ma gli assassini, scorgendo in lui un potenziale da non sottovalutare, scelgono di risparmiargli la vita e di mostrargli invece il lato più oscuro e terrificante della capitale.

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Tatsumi vede quindi stravolgere le proprie certezze e accetta le azioni dei Night Raid.
Ciò però non basta: essendo che Tatsumi rappresenta una risorsa importante, sebbene egli sia contrario, viene trascinato nel loro quartier generale e – una volta convintosi dei ideali corretti, seppur macabri, della squadra – si convince a diventarne parte integrante e intraprende così l’ardua e pericolosa via dell’assassino, al fianco di quei rivoluzionari che mirano a rovesciare l’oscuro impero.

Dualismo invertito

Il perno attorno al quale ruota la trama è da subito intuibile: la lotta per la supremazia fra il bene e il male.
Eppure, non è davvero così semplice: il lettore potrebbe pensare, sulle prime, di aver capito tutto e di poter prevedere come si evolverà la storia, ma più la lettura avanzerà e più gli verrà da chiedersi chi è davvero cattivo.

Fra le fila dell’esercito imperiale spiccano figure nefaste e persino mefistofeliche, eppure fra di loro, a guardarli meglio, si nascondono personaggi ingenui, inconsapevoli di ciò a cui stanno contribuendo. Ragazze plagiate, ingannate di essere nel giusto; ragazzi a cui è stato promesso un futuro glorioso e che ora soltanto aprono gli occhi, ma che non possono più tornare indietro.
Personaggi che, forse, non meritano davvero che la giustizia dei Night Raid cali su di loro.
Ed è con queste premesse che particolari intrecci porteranno i “buoni” e i “cattivi” ad interagire, magari sotto copertura, senza che sappiano gli uni degli altri e, pur appartenendo a fazioni diverse, si scopriranno non tanto dissimili fra loro.

Gli schieramenti sono netti, dunque, ma non tanto lo sono gli animi: buoni che non sono buoni, cattivi he non sono cattivi; i concetti di bene e male si aggrovigliano, si mischiano e si confondono, finché si arriva a provare compassione per antagonisti che, non abbastanza forti da ribellarsi alla tirannia che pervade la capitale, sono rimasti soggiogati dal potere più grande.
Il lettore potrebbe trovarsi davanti al dubbio che persino i Night Raid possano star esagerando con i loro metodi brutali.

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Temi scabrosi e momenti frizzanti

Sin dalle prime pagine, ci renderemo conto di come Akame ga Kill! riesca ad infondere sapientemente in chi legge emozioni di orrore e forte suscettibilità: massacri, torture psicologiche, sevizie disumane e atti di violenza sulle donne – in certi casi (ma neanche tanto raramente), veramente estremi.

È facile intuire il fato in cui potrà incorrere un gruppo di forestieri, se mai dovessero cadere nelle grinfie degli abitanti dell’impero, o la fine che potrà fare un placido villaggio disperso fra i ghiacci, se mai si trovasse di strada fra l’esercito imperiale e l’obiettivo di una spedizione.
Takahiro non si fa scrupoli a trattare anche i temi più scabrosi e Tashiro non manca di esprimerne i dettagli con macabra precisione.

Allo stesso modo, tuttavia, l’opera proporrà in egual misura scene di piacevole leggerezza, tali da suscitare risate di gusto e persino una lacrima di commozione. La via dell’assassino porterà sì Tatsumi a scontrarsi con terribili realtà, ma gli offrirà anche vittorie eclatanti, nuove amicizie e persino situazioni esilaranti.

I Night Raid – come d’altronde, anche certe figure alleate dell’impero – non sono solo spietati e freddi macellai, come li si dipinge: sono infatti paladini che, seppur con metodi estremi, portano la giustizia e la liberazione a chi è troppo debole per prendersela da solo, nonché semplici uomini e donne che non si risparmiano il piacere di una risata o di un’uscita fuori porta (ammesso che le ronde imperiali glielo permettano).

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L’atmosfera che si respira in Akame ga Kill! è dunque volubile come il clima in montagna: ora si ride e si scherza, ora qualcosa di terribile riporta d’un tratto i personaggi alla realtà.
Il timore che qualcosa di tremendo accada è dunque sempre dietro l’angolo; ogni momento di tiepida allegria può essere sostituito da scene dure a vedersi da un momento all’altro.
Anzi, è proprio quando quei momenti tanto sereni sono più suggestivi che i protagonisti dovranno prepararsi al peggio.

Genuina simpatia per i personaggi

I personaggi di Akame ga Kill! spaziano notevolmente in termini di personalità e sanno essere parecchio apprezzabili.

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Tutti quanti hanno una storia da raccontare, un motivo per cui combattere.
Le loro esperienze di vita riportano sempre a un passato di umiliazioni, di angherie, di laceranti ferite ma anche di ricordi toccanti, di profonde ambizioni e talvolta nobili ideali, nel caso di alcuni distortisi nel tempo.

“Simpatia” è intesa nel senso più letterale del termine: le storie di questi eroi e dei loro antagonisti coinvolgeranno il lettore, catturando la sua attenzione ad ogni nuovo dettaglio.
Ciò che li contraddistingue di più è la loro ambivalenza: come già si accennava nella sezione precedente, in Akame ga Kill! momenti di gioia e di tensione si susseguiranno a perdifiato e i personaggi, come in una staffetta emotiva, non mancheranno di adeguarsi alla situazione come solo dei veri assassini professionisti saprebbero fare.
È lo stesso Tatsumi ad evidenziare questo dettaglio sin dal primo momento, e il loro zelo al dovere, il pericolo affrontato con onore e la matura consapevolezza della morte porteranno il lettore ad appassionarsi ancora di più all’opera.

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È inoltre nel personaggio inizialmente debole, incapace, ma stracolmo di ambizione e desiderio di vendetta quale è Tatsumi, che il lettore si rispecchierà spesso: il suo senso di giustizia e la sua bontà d’animo lo renderanno apprezzabile dal primissimo istante, instillando un forte senso di empatia che andrà man mano ad allargarsi al resto del cast di personaggi.

Potenziale sprecato

Per quanto Akame ga Kill! possa avere tanti pregi e fattori apprezzabili, non è esente da punti deboli.

Uno fra tutti, la scarsa qualità del disegno: gli scenari e i character design risultano fin troppo semplici, quasi banali, e privi di qualsiasi elemento distintivo. Negli persino nella caratterizzazione dei personaggi si evidenziano cliché più o meno spiccati che spesso rischiano di rovinarne l’apprezzabilità.

Un altro punto assai criticabile è il grande potenziale sprecato: è chiaro come l’opera tratti temi importanti e vanti un’ambientazione potenzialmente sconfinata, eppure è altrettanto evidente quanto – soprattutto su quest’ultimo fattore – nulla sia stato veramente approfondito: ad esempio, si parla molto delle guerre contro gli altri popoli che da anni flagellano l’impero, benché queste etnie non vengano mai specificate né raccontate dettagliatamente (ad eccezione, forse, delle popolazioni del nord).

Non se ne critica quindi la mancanza di contenuti, quanto piuttosto lo scarso impegno nell’approfondirli.

Infine, forse il punto più criticato a livello di trama di Akame ga Kill! è nientemeno che il finale della saga: per quanto sia possibile parlarne senza fare spoiler, l’opera si conclude nel modo più inaspettato possibile, il quale, purtroppo, si è rivelato anche il meno apprezzabile in assoluto.
L’epilogo di questa rocambolesca trama vede il suo termine infatti in un susseguirsi di colpi di scena che man mano lasciano i lettori con l’amaro in bocca, e ciò riguarda sia il manga che il seguente adattamento animato.

Estro e velocità d’esecuzione

A guardarlo di primo acchito, il numero di pagine in un volume di Akame ga Kill! farebbe presagire una lettura lunga e a tratti stancante.

Ciononostante, le vicende si susseguono con una frenesia e una suggestione tali che, in men che non si dica, ecco che si arriva alle battute finali, ai contenuti extra e agli immancabili mini capitoli spin-off in collaborazione con altre opere.

Le piccole curiosità sono come la ciliegina sulla torta che è il cliffhanger di cui ogni volta gli autori si servono per lasciare il lettore col fiato sospeso.

Verrà naturale comprare altri numeri e rimanere sempre sorpresi da colpi di scena mai scontati, dall’arrivo di nuovi e inaspettati personaggi e dall’approfondimento di quelli già presenti.

Insomma, sin dal primo capitolo, Akame ga Kill! si propone come una lettura avvincente, memorabile e struggente.

E dunque, che ne pensate? Siete pronti ad unirvi ai Night Raid nella tutela dei deboli e nella rivoluzione?

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Mega

Ho 21 anni, sono nato in Lombardia e cresciuto in Campania. Leggo molto, parlo poco e spesso penso troppo, ma in compenso ho una grande passione per la scrittura che mi aiuta a comunicare ciò che con le parole non dico. Provo forti emozioni con anime e videogiochi da quando ne ho memoria, ma è stato nell'adolescenza che questi miei piccoli hobby sono divampati, risultando, ad oggi, parte integrante della mia vita.

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