Nonostante il medium del videogioco sia ancora abbastanza giovane, è innegabile il fatto che esso abbia avuto una crescita pressoché esponenziale negli ultimi anni, sia in termini di partecipazione dell’utenza che di investimenti da parte delle grandi aziende: proprio queste ultime infatti si trovano spesso e volentieri a puntare sullo sviluppo di determinate tipologie di gioco con il fine di attirare il maggior numero di persone.
Nel caso invece di studi più piccoli ed indipendenti, capita in molti casi che siano le pure e semplici idee originali a permettere a determinate opere di vedere la luce, rilegandole magari a generi e sottogeneri ben specifici e di nicchia: in questo senso, il publisher Funcom e la casa di sviluppo The Outsiders hanno provato ad unire queste due visioni del gaming con Metal Hellsinger, applicando una componente da rhytm game musicale alla base di uno sparatutto arcade.
In realtà, tale idea è già stata applicata in passato ad un altro videogioco, BPM: Bullet Per Minute, rivelatosi giusto discreto: ma come se la cava invece Metal Hellsinger con questo concept? Il connubio riesce a funzionare a dovere? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
Il tutto ha inizio quando una particolare creatura alata si presenta alle porte degli Inferi, intenzionata a risolvere un conto in sospeso con il potente demone che li governa, la Giudice Rossa, che la privò della voce.
Data la sua origine sconosciuta, verrà definita sin da subito come l’Ignota, e prendendone i suoi panni verremo richiamati da una curiosa voce che si rivelerà presto esser quella di Paz, un inquietante teschio maledetto che comunicherà con noi e farà da narratore per l’esposizione delle vicende.
Il nostro obiettivo sarà quindi quello di irrompere brutalmente in ognuno dei regni, per poi giungere fino alla Giudice e compiere la propria vendetta facendogliela pagare.
In termini narrativi, il percorso dell’Ignota sarà piuttosto lineare e si andrà ad intrecciare con la storia di Paz, il quale passato verrà svelato man mano con rivelazioni e scoperte dall’impatto contenuto e con colpi di scena abbastanza leggeri: il tutto sarà raccontato tra una missione e l’altra tramite cutscene di intermezzo semi animate di qualità media, nel quale spicca particolarmente il carattere di Paz, che con i suoi discorsi e monologhi dai toni solenni non farà mancare un pizzico di ironia velata che non risulta mai fuori luogo.
In poche parole, la trama serve giusto a dare un contesto più o meno preciso alle vicende di gioco senza che si perda in approfondimenti o giri narrativi inutilmente elaborati, rendendo evidente l’intenzione di The Outsiders di renderla unicamente al servizio del vero elemento centrale del gioco: il gameplay.
Metal Hellsinger si propone con un nudo e crudo sparatutto in prima persona, composto da otto missioni dalla struttura alquanto classica: una volta entrati, dovremo superare una serie più o meno lunga di ondate di demoni infernali in arene consecutive, per poi giungere fino al boss finale ed accedere al livello successivo.
Quindi, unendo la spettacolarità di un gameplay arcade ad un contesto narrativo del genere il primo gioco che viene in mente non può che essere Doom, la quale influenza risulta immediatamente evidente: ovviamente, se fosse tutto qui, Metal Hellsinger finirebbe per esser percepito con una sua brutta copia, creata con un budget infinitamente inferiore e senza il talento e l’esperienza dei ragazzi di ID Software.
Ma allora cosa distingue veramente Metal Hellsinger da Doom e in generale dagli altri FPS? Ebbene, come detto nell’introduzione, il gioco presenta una componente da rhytm game pressoché preponderante, che stravolge completamente l’approccio ad ogni sparatoria.
Dal momento in cui prenderemo il controllo dell’Ignota, sullo schermo vedremo apparire con un ritmo ed una cadenza ben precisa delle specie di frecce che dai lati si sposteranno verso il centro fino a raggiungere i bordi del mirino, che avrà la stessa forma: il nostro obiettivo sarà quello di gestire il flusso di combattimento eseguendo ogni azione in base al ritmo scandito dalla colonna sonora.
Colpire i nemici, ricaricare la propria arma e persino scattare a ritmo porterà avanti la Serie Ritmica, un contatore che, in base al numero, moltiplicherà i danni inflitti ed il punteggio complessivo che ci verrà assegnato a fine missione.
Ma ciò che a nostro avviso incentiva più di tutto ad agire nel modo corretto è proprio la musica. Partendo da basi musicali apparentemente generiche, ogni volta che faremo aumentare la serie Ritmica si connetteranno ad esse suoni e strumenti fino al massimo del contatore (ovvero 16x), nel quale arriverà ad aggiungersi addirittura il cantato, facendoci quindi sentire la canzone di turno nella sua assoluta interezza artistica.
Al contrario, venire colpiti dai nemici oppure perdere il ritmo e sbagliare i tempi delle azioni farà diminuire la serie, e con essa tutto il coinvolgimento musicale: ovviamente vi sarà un po’ di tolleranza sugli errori che è possibile commettere, ma una volta entrati nella giusta ottica potete stare certi che avrete voglia di concentrarvi al massimo.
Diventa quindi immediatamente evidente il fatto che la colonna sonora non sia un semplice background musicale importante, ma si erge come vera e propria colonna portante del gameplay e, per estensione, dell’intera esperienza.
Come è facile immaginare, essa sarà composta da brani del genere heavy metal creati appositamente per Metal Hellsinger con la collaborazione di alcuni dei più importanti e prestigiosi artisti della scena metal recente, come Serj Tankian con la sua “No tomorrow” dei System of a Dawn, Alissa White-Gluz degli Arch Enemy e diversi altri.
Il risultato è semplicemente eccezionale e siamo convinti che sarebbe stato difficile fare di meglio: praticamente tutti gli elementi visivi a schermo (come gli effetti di sparo e di ricarica ma anche le animazioni del salto, dello scatto e delle esecuzioni) sono stati studiati e programmati per adattarsi nel dettaglio al ritmo, all’intensità, alla bellezza artistica e alla lunghezza dei vari brani, per farci percepire appieno ogni battito in ogni movimento da noi compiuto.
Persino l’accompagnamento musicale dei Two Feathers riesce a essere sul pezzo, anche per quanto riguarda i temi dei menù, delle cutscenes e degli intermezzi in generale: siamo quindi convinti che la componente sonora sarebbe comunque stata di altissimo livello anche senza la partecipazione dei nomi di rilievo sopracitati, il che rende evidente la passione ed il talento riposti dagli sviluppatori sotto questo punto di vista.
Complessivamente, l’esperienza pad alla mano (o tastiera e mouse) riesce ad esser pressoché folgorante. Per quanto serva un po’ di tempo per ambientarsi e prendere la mano con i controlli, non appena entrerete nel flusso di combattimento verrete risucchiati in un vortice di frenesia e coinvolgimento sensoriale che non ha davvero nulla da invidiare agli ultimi capolavori di ID Software, entrando di diritto nell’olimpo degli FPS più divertenti, esplosivi e spettacolari degli ultimi anni.
Tutto funziona meravigliosamente bene, lo shooting e il feedback dei colpi riescono a dare una buona sensazione di potere, il costante ciclo di spawn dei nemici mantiene sempre alto il livello d’adrenalina e le armi sono abbastanza variegate nella tipologia di fuoco e di ricarica da regalare soddisfazioni non indifferenti in termini di approccio agli scontri.
Nonostante tutta questa intensità, Metal Hellsinger riesce sempre a mantenere una certa pulizia visiva, a differenza ad esempio di Doom Eternal nel quale verremmo letteralmente inondati di interi gruppi di demoni senza alcuna sosta.
Va comunque specificato che per godersi al meglio l’esperienza è richiesta una buona dose di coordinazione mano-occhio-orecchio, e quindi confidenza con il genere degli FPS e un certo senso del ritmo, cosa tutt’altro che scontata e che rende Metal Hellsinger non proprio accessibile a tutti (all’inizio sarà abbastanza difficile abituarsi anche per coloro che sono avvezzi al genere).
Dall’altro lato, per quanto il combat system ritmico funzioni alla grande, avremmo preferito una maggiore differenziazione nelle sequenze di gioco da affrontare o anche banalmente sezioni di intermezzo più tranquille, volte all’offrire più respiro al giocatore per scaricare l’adrenalina e fare una pausa mentale tra uno scontro e l’altro.
Infatti, il contatore della Serie Ritmica rimarrà sempre attivo, dall’inizio alla fine della missione: ciò costringe il giocatore a correre il più velocemente all’arena successiva per continuare a combattere e a mantenere alto il livello del moltiplicatore, cosa che se da un lato aumenta l’intensità di Metal Hellsinger, dall’altra diminuisce la longevità e gli impedisce di godersi con più calma gli ambienti, i dialoghi di Paz ed il resto del contesto narrativo.
Ma anche riconoscendo che l’intenzione degli sviluppatori fosse proprio quella di incentrare tutto sul combat system, rimane impossibile non notare una scarsa quantità di contenuto anche in esso stesso.
Le armi, per quanto ben caratterizzate, si contano sulle dita di una mano, i nemici tendono a dividersi in macrocategorie abbastanza generiche con giusto qualche variante (che comunque non richiede quasi mai chissà quale differenza di approccio), e persino le arene apparterranno praticamente sempre a canoni di level design standard, privi di particolare originalità.
Salvo per quella finale, addirittura le bossfight di fine livello soffrono di una ripetitività concettuale che, per quanto sia contestualizzata narrativamente, riteniamo creativamente ingiustificabile.
Questo è senza dubbio il problema principale del gioco, aspetto che comporta enorme dispiacere nel giocare Metal Hellsinger: in questo senso, ci auguriamo che The Outsiders possa espandere questa esperienza con DLC aggiuntivi che ne ampino anche solo gli elementi base, perché siamo convinti che questo sia uno di quei casi per cui andrebbe tranquillamente bene il concetto di “more of the same”, dato che quel poco che fa Metal Hellsinger lo fa veramente bene.
Dal punto di vista tecnico, il gioco si difende moderatamente bene ma senza mai sforzarsi troppo: le texture e i modelli dei nemici in generale hanno la giusta quantità di dettagli affinché Metal Hellsinger giri con fluidità, e data la natura da produzione media, risultano giusto gradevoli senza mai far urlare al miracolo.
Discorso un po’ diverso per le animazioni, meno fluide ed elaborate del previsto, in particolare quelle relative agli effetti elementali di alcuni attacchi nemici, praticamente privi di particellari e stranamente piatti nella resa visiva generale.
Di maggiore impatto riescono ad essere invece le ambientazioni, grazie ad un comparto artistico che, per quanto non proponga mai niente di davvero originale, rende le aree dei vari regni infernali piacevoli da vedere: inoltre, vi saranno in determinate arene una serie di elementi che contribuiscono ad aumentare la scenicità e la carica musicale, come alte fiammate, lampi nel cielo e cristalli che pulsano a tempo.
Metal Hellsinger è divertente, dannatamente divertente.
Non si pone mai il problema di offrire a tutti i costi infinite ore di gioco, o chissà quale enfasi sulla narrazione, o ancora un colpo d’occhio da togliere il fiato, ma quando vi butterete nel suo folle tripudio di sparatorie al cardiopalma e musica heavy metal potete stare certi che ne uscirete con i capelli dritti da quanto elettrizzante, eccitante e galvanizzante riesce ad essere il suo connubio tra FPS arcade e rhytm game.
Nonostante ciò, non possiamo non notificare una particolare carenza in termini di quantità e di varietà in quelli che sono gli elementi base sia per gli FPS in generale ma anche nello specifico per il combat system. Inoltre, la costante intensità dell’azione impedisce al giocatore di prendere fiato e godersi anche gli altri elementi del videogioco, che per quanto non facciano gridare al miracolo meritano comunque un po’ di attenzione.
In attesa di nuovi contenuti che possano migliorare tali aspetti vi invitiamo ad entrare con cautela nel mondo di Metal Hellsinger, rischierebbe di far divampare dentro di voi un’incendio che potreste non avere alcuna intenzione di spegnere.
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