“Tremate, tremate, le streghe son tornate” recitava un noto slogan femminista durante gli anni ’70, ma a tornare questa volta tecnicamente è Tite Kubo. Il mangaka autore di Bleach, uno degli shonen più leggendari degli anni 2000, è ritornato da poco sulle pagine di Shonen Jump con Burn The Witch, una storia parallela a Bleach ambientata nello stesso universo narrativo. Dai 4 capitoli pubblicati sulla storica rivista è tratto il film disponibile dal 2 ottobre su Crunchyroll, in contemporanea con l’uscita giapponese.
Il film su Burn The Witch era stato annunciato in occasione del 20esimo anniversario di Bleach, insieme alla sorprendente conferma dell’adattamento animato del Thousand Year Blood War, ultimo arco narrativo del manga. Il ritorno di Bleach è, per moltissimi vecchi fan tra cui il sottoscritto, una notizia che aspettavamo da tantissimo tempo e che ci ha colpito come un fulmine a ciel sereno. In tutto questo l’annuncio che un vecchio one-shot di Kubo, non solo sarebbe stato ridisegnato in 4 nuovi capitoli, ma veniva anche animato in un film da Studio Colorido (Penguin Highway, Myo), rappresentava la ciliegina sulla torta di tutto l’evento. Ora che è finalmente disponibile, scopriamo insieme come è andato il ritorno sugli schermi del maestro Tite Kubo.
Il film (o mini serie in 3 episodi alla 5 Centimetri Al Secondo per essere precisi) inizia con la presentazione di Londra, in particolare della “Reverse London“, la parte della città dove vivono coloro che sono in grado di vedere le creature magiche. Proprio li si rifugia Ninny, idol del mondo non magico che svolge però anche una doppia vita nella parte magica della città. Ninny infatti è una strega della Wing Bind, un’associazione dedicata alla protezione e al controllo dei draghi.
La particolarità della Reverse London è proprio la presenza dei draghi, creature sovrannaturali che vanno tenute d’occhio poiché spesso causano grossi problemi agli esseri umani (il 72% delle morti a Londra da tempo immemore sono proprio causate dai draghi). Volendo prendere come esempio l’universo creato da Tite Kubo, i draghi svolgono quasi il compito degli hollow che gironzolano in Giappone, almeno da quanto si intuisce nel film. Della loro sicurezza e del loro controllo si occupano gli esseri umani dotati di poteri magici, tra cui la nostra coppia di protagoniste, la già citata Ninny e la collega Noel.
Insieme al nostro duo ci viene presentato anche Balgo, all’apparenza un normalissimo essere umano che scopriamo subito essere un Dragonclad, un essere che attira involontariamente i draghi. Questa sua caratteristica lo rende molto pericoloso, non solo per se stesso ma soprattutto per tutta la Reverse London. Ovviamente Balgo non passa inosservato e su di lui mette gli occhi anche il consiglio del Wind Bind, un organo decisionale formato dagli otto capi delle divisioni (l’equivalente del Gotei 13 in Bleach). Balgo infatti, nonostante da come ci viene presentato non sembri altro che una simpatica mascotte (e questo rimarrà nel film), è considerato una calamità e verso di lui viene emanato anche un ordine di eliminazione.
La trama del film si sviluppa inizialmente con il nostro duo che cerca di proteggere l’amico dall’attacco di Bruno Bangnyfe, capo degli Ink (una delle divisioni del Wind Bind), e poi ci presenta un particolare incontro direttamente dalla Londra “normale“. Da qui in poi però accade ben poco e questo è dovuto soprattutto allo scarso materiale messo a disposizione da Kubo.
Il grande difetto di Burn The Witch è proprio la pochezza di trama. Arrivato alla fine del film lo spettatore ha più domande che risposte e le poche linee di trama chiuse sembrano molto insufficienti. Come detto in precedenza, la “colpa” è chiaramente delle poche pagine scritte da Tite Kubo. Tutto l’anime sembra più un grosso prequel che un film se stante e, se dobbiamo giudicarlo come opera unica, questo impatta negativamente sulla valutazione. Fortunatamente in soccorso di Burn The Witch è accorso un rumor particolarmente solido direttamente da fonti vicine all’autore.
A quanto sembra infatti, Shonen Jump e Kubo sarebbero ben intenzionati ad andare avanti con nuovi capitoli di Burn The Witch, una cosa tutt’altro che scontata nonostante il peso specifico del mangaka, visto come era stato accolto il ritorno di Kishimoto (Naruto) sulla stessa rivista.
Se consideriamo veramente Burn The Witch come un prequel di qualcosa di più grande (magari un’intera serie sulla Reverse London e il nuovo magico duo) allora le tante cose lasciate in sospeso e i tanti interrogativi senza una risposta potrebbero diventare la base di una nuova ed intrigante storyline. Se ciò dovesse accadere (e usiamo sempre il condizionale visto anche il periodo storico), non mi stupirei se tra qualche anno ci fosse una rivalutazione del film, nonostante le grosse critiche che sono giustamente già state mosse per i pochi contenuti.
Tanti aspetti di Burn The Witch però sorprendono in positivo. Partendo proprio dal più evidente, ancora una volta Studio Colorido ha fatto un lavoro impeccabile. A partire dalle animazioni fino alla scelta stilistica dei colori passando per un’ambientazione ben riuscita, il comparto tecnico del film è più che promosso. Molte scene di combattimento sono davvero ben girate e gli inseguimenti tra i vicoli della Reverse London vengono resi benissimo grazie a inquadrature praticamente perfette. Il tutto poi è ben accompagnato da un accattivante character design (per il quale ringraziamo Tite Kubo) e da un buon comparto audio (colonna sonora non indimenticabile ma con una traccia nel combattimento finale degna di nota).
Parlando nello specifico dei personaggi, se avessimo preso le due protagoniste singolarmente non so quanto avrebbe funzionato. Entrambe all’apparenza rappresentano due stereotipi visti e rivisti, una ragazzina chiassosa a tratti molto tsundere (per usare un tecnicismo) e l’altra più silenziosa e chiusa. Le due però insieme funzionano molto bene ed entrambe sembrano avere tante potenzialità di evoluzione che vanno ben oltre la prima impressione che lo spettatore può avere di loro. Il grosso problema è sempre lo stesso, il tempo tecnico di vedere uno sviluppo dei personaggi non c’è, ma le linee tracciate dal film sono molto interessanti e un’eventuale (ed auspicato) seguito potrebbe portarle avanti in maniera vincente.
Essendo Burn The Witch tecnicamente una storia parallela rispetto a Bleach non mancano assolutamente i richiami alla storica opera di Kubo. Partendo dalle streghe, chiaramente rappresentano l’equivalente degli shinigami nel Sol Levante. Questa versione british non è dotata delle classiche zanpakuto (le spade in Bleach) ma sembrano usare la magia in maniera diversa in base al tipo di grado che occupano. Per esempio le due protagoniste che fanno parte dei Pipers sono contraddistinte, oltre che dal caratteristico mantello a scacchi, dall’uso di una pipa come catalizzatore di magia.
Altri personaggi invece utilizzano gli incantesimi in maniera differente a seconda della loro divisione e del loro grado. Tolta questa piccola distinzione all’interno dei maghi della Reverse London, la magia è molto simile al caro vecchio Kido in Bleach, ovvero una serie di incantesimi che il mago/shinigami recita per difendersi o attaccare.
Altra citazione diretta all’universo di Bleach è la scritta che compare nelle scene finali riportata nella foto qui sopra. La Reverse London è ufficialmente la controparte occidentale della Soul Society di Ichigo e compagni, nonostante qualche differenza salti subito all’occhio durante la visione. Molte particolarità di questa nuova Soul Society non si comprendono a pieno nella scarsa durata dal film, soprattutto per chi ha conosciuto le mille sfaccettature presentate in Bleach.
Ovviamente paragonare un’opera di oltre 600 capitoli ad una di soli 4 è sbagliatissimo ed il discorso fatto in precedenza vale anche qui. Questa nuova ambientazione ha molte potenzialità e Burn The Witch riesce molto bene ad incuriosire lo spettatore riguardo il world-building e a tanti piccoli aspetti che la differenziano dalla controparte orientale.
“Then write it down” direi a Tite Kubo, come cantavano nel 2005 Josh Homme e i Queens of the Stone Age nella loro Burn The Witch. Questo film da solo non basta, ha decisamente bisogno di altro. La trama è scarsa e superficiale ma le piste lasciate aperte sono davvero interessanti e l’eventuale sequel ha tutte le carte in regola per dar vita ad un nuovo lavoro top dell’autore di Bleach. Le critiche mosse a questo film, soprattutto alla sua “inutilità“, non sono affatto infondate, ma se vogliamo leggerlo in funzione di qualcos’altro le cose cambiano. Se aggiungiamo ai tanti pregi dell’opera la qualifica di “episodio prequel” è evidente che il giudizio finale potrebbe variare da qui a qualche anno.
L’errore grave è stato presentarlo come un corposo film unico quando in realtà (tolte le ending) non ci rimane che un lungo episodio da 40 minuti che tutto è tranne che un lungometraggio. Da spettatori a fine visione si rimane un po’ confusi, da un lato Burn The Witch ci intrattiene e tecnicamente parlando è un’opera davvero ben riuscita, allo stesso tempo la trama non soddisfa e ci lascia più incuriositi di prima.
Prima di bocciare o no Burn The Witch vorrei vedere se e come Kubo intende continuare questa storia. Troppo facile dire che il film è superficiale e poca roba a livello di contenuti, vorrei invece scommettere sull’autore di una delle opere che più mi ha influenzato come appassionato del genere e sulle sue nuove accattivanti streghe.
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