Non è la prima volta che il mondo di Pokémon viene reinterpretato in chiave dark. Molti fangame, racconti, disegni e cortometraggi lo hanno fatto, quasi sempre in risposta alla cascata di buoni sentimenti che ci propina la serie animata.
Premesso questo, cos’ha The End Of Pokémon di speciale?
Adi Shankar. Vi dice niente questo nome? È il giovane, ambizioso produttore della serie Netflix Castlevania e lo stesso che intende mischiare l’universo narrativo della stessa serie animata con quello di Devil May Cry e altri per farne un suo universo narrativo personale.
La filosofia di Shankar è quella di un’anti-cultura nerd che promuova una diversa visione (in genere virata sul dark e lo splatter) delle serie storiche e di largo respiro.
A questo proposito, Adi Shakar ha aperto un canale youtube chiamato Bootleg Universe in cui promuove e diffonde cortometraggi di questo genere e discussioni di ambito nerdistico visto da diverse prospettive.
Tra un Judge Dredd e un Power Ranger, The End Of Pokémon è l’ultima fatica uscita fuori da questa linea.
Un trailer di 5 minuti diretto dai fratelli Enol e Luis Pelayo Junquera e distribuito dal canale Youtube Octopie mostra tutto l’immaginario ripescato dalla primissima serie animata di Pokémon riproposta in una chiave dark, violenta e più o meno inutilmente splatter, con un tono tipicamente americano che ricorda molto da vicino i trailer dei film del DC Universe.
Come si rende dark un concept come quello di Pokémon fatto di collaborazione, allenamento e duro lavoro per raggiungere i propri sogni?
Come ci hanno insegnato i giochi di 5° generazione, c’è qualcosa di ambiguo nel concetto stesso di allenatore di pokémon. Si tratta del concetto stesso di strappare creature intelligenti al loro habitat naturale per portarsele in giro costringendole a combattere contro i propri simili; una lettura che se ben articolata può portare a molte soluzioni diverse sotto il profilo dello spettacolo cinematografico.
I due registi spagnoli recuperano questa visione del mondo di Pokémon, probabilmente ispirandosi alle prediche di qualche associazione animalista di quart’ordine, e la rielaborano in una storia abbastanza convincente in cui Ash Ketchum è diventato Maestro Pokémon e il miglior allenatore del mondo, crescendo ha inoltre messo su abbastanza muscoli da avere potenziale come personaggio de Le Bizzarre Avventure di Jojo. Pikachu è passato a miglior vita, presumibilmente in seguito all’ennesima battaglia, e Ash si rende conto che tutto ciò che ha fatto fino a quel momento è stato solo incitare alla violenza intrinseca dei combattimenti di Pokémon e decide di porvi rimedio.
Indossata una maschera di Pikachu e con nient’altro che la sua vecchia squadra a sostenerlo, Ash comincia la sua campagna solitaria per far chiudere le palestre di Pokémon e fermare la cattura massiccia degli stessi, che nella storia è controllata da Giovanni Rocket e dal suo omonimo team, qui in versione tossic-punk.
Con una violenza che ha dell’assurdo, Ash e i suoi Pokémon massacrano senza pietà tutto ciò che si contrappone alla sua crociata del Free Them All (bellissima idea quella di rovesciare completamente il concetto base del brend per organizzarne una versione distopica), ma come la schifo di storia dell’umanità ci ha insegnato più e più volte, tutte le cause generano blocchi di imbecilli interessati solo alla violenza.
Le gesta di Ash portano il fanatismo di alcuni suoi sostenitori a un livello tale che cominciano anche loro a mettere maschere dei loro pokémon preferiti e andare in giro a massacrare gli allenatori di pokémon a colpi di spranga e sega elettrica al grido di Free Them All, in una sorta di incrocio tra Hotline Miami e la scena d’apertura del Cavaliere Oscuro di Nolan.
La regia dei Junquera riprende a piene mani dall’immaginario dei moderni film di successo americani.
Oltre ai già citati Il Cavaliere Oscuro e Hotline Miami, The End Of Pokémon riprende alcune immagini anche dai film action alla Stallone-Schwarzenegger, da Spiderman: Un Nuovo Universo, ma anche dall’immaginario animato giapponese d’autore come Akira e Gen di Hiroshima, a cui ci sono delle citazioni piuttosto marcate, e dai Kaiju movie.
In generale un collage di immagini più o meno scollegate le une dalle altre, ma che riescono a risultare gradevoli grazie all’ottimo ritmo dato dal formato simil-trailer del cortometraggio.
I disegni sono realizzati nel modo più grottesco e esageratamente realistico possibile. Specialmente nel character design i disegnatori si sono impegnati nel rendere sia i pokémon che gli umani la peggior caricatura horror di loro stessi.
Per quanto riguarda i pokémon si è deciso di enfatizzare i loro tratti animali rendendoli crature feroci, prive delle linee tondeggianti dei disegni originali, ma più simili a quelle fanart in CGI che mostrano i pokémon come sarebbero se fossero reali.
Paradossalmente, l’unico a essere rimasto invariato è proprio il defunto Pikachu, a sottolineare come quella visione di Pokémon sia morta nel mondo raccontato.
Gli umani sono resi in maniera altrettanto spigolosa. Alcuni, come Ash e Brock, sembrano saltati fuori dalle prime storie de Le Bizzarre Avventure di Jojo, Giovanni sembra il cattivo di una serie supereroistica degli anni ‘90, Jesse e James sono stati trasformati in due emo-punk tossici e decisamente più facili da prendere sul serio.
Lo stile di disegno è utile all’atmosfera e permette di sostenere scene anche molto forti al livello di splatter e violenza assortita.
Geodude che spaccano teste a pugni, Primeape centrato da un proiettile di uno sgherro Rocket, Venosaur che prendono fuoco e tante altre atrocità ancora.
Le animazioni sono molto al di sotto dello standard a cui un grande pubblico è abituato: scattose, piene di elementi immobili per risparmiare sul numero dei disegni, ma in un cortometraggio indipendente e underground hanno la loro porca figura e riescono, salvo alcune eccezioni a essere abbastanza fluide da non compromettere la visione d’insieme.
Un divertente prodotto i animazione underground. Non sono sicuro di riuscire a definire in maniera migliore di questa The End Of Pokémon.
L’idea di base di prendere show cardine della propria infanzia e rielaborarli nella maniera più distopica possibile è di per se un’idea interessante che sicuramente una parte del fandom apprezzerà.
Certo è che la qualità grafica non è eccezionale, ma non ci potevamo neanche aspettare molto di più da un prodotto indipendente fatto con un budget da youtuber poco famoso.
Evitino la visione persone facilmente impressionabili e animalisti (ne gioveremmo anche noialtri), le scene di violenza fisica contro i pokémon sono esplicite e inquadrate in maniera perfetta, potrebbero dare fastidio.
Per tutti coloro che guarderanno The End Of Pokémon consiglio anche gli altri video del Bootleg Universe di Adi Shankar, in particolare quello sui Power Rengers, e le interviste allo stesso produttore in merito ai suoi progetti.
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