Un cristallo di rubino nel turbinio degli ingranaggi, un bug luminoso dell’immensità di Matrix, questo é Over The Garden Wall rispetto all’insieme dell’industria dell’animazione televisiva statunitense. Quando ho cominciando a pensare a questo articolo mi sono fatto una domanda: come ha potuto una serie come Over The Garden Wall nascere e svilupparsi in un momento della storia delle serie animate occidentali in cui la narrazione orizzontale, cioé quella che da continuità a tutta la serie, viene spesso e volentieri sacrificata in favore del riempimento dei palinsesti con episodi autoconclusivi ripetuti all’infinito? Come può questa serie essere rimasta nel cuore di tanti appassionati nonostante la sua effimera esistenza?
Credo di esserci arrivato.
Innanzitutto specifichiamo cos’é Over The Garden Wall. Si tratta di una miniserie di dieci episodi della durata di dieci minuti ciascuno, per un totale di meno di due ore, prodotta e distribuita da Cartoon Network nel 2014, scritta e diretta da Patrick McHale. La storia narra dell’avventura dei due fratelli Wirt e Greg, accompagnati da Beatrice, una ragazza trasformata per maleficio in un uccellino azzurro, persi della “Foresta dei Misteri” e del loro pellegrinare in giro per la foresta nella speranza di poter tornare a casa. Nel corso della loro avventura dovranno affrontare numerosi ostacoli nella forma degli inquietanti abitanti della foresta, uno su tutti la malvagia entità nota come La Bestia.
La serie, pur mantenendo forte la narrazione verticale (cioé quella interna dei singoli episodi), si distingue soprattutto per la narrazione orizzontale, mantenendo il focus puntato sul viaggio dei due fratelli e sul loro chiaro obbiettivo di tornare a casa, obbiettivo che sarà pensiero fisso soprattutto di Wirt, il maggiore dei due, che lo anteporrà spesso e volentieri alle vicende in cui lui e il fratello verranno coinvolti dagli strambi personaggi che incontreranno durante la loro avventura.
Le caratteristiche più riconoscibili della serie sono la sua atmosfera cupa, a tratti spaventosa, e il suo particolare humor nonsense che sfrutta i contesti assurdi delle ambientazioni spacciandoli per normali col risultato di una pesante alienazione di Wirt, il più razionale dei due protagonisti, e dello spettatore. Caratteristiche che la differenziano molto rispetto alle altre serie animate statunitensi, che nonostante potessero trattare di argomenti cupi e sfruttare gli ingredienti del genere horror, lo fanno con un intento giocoso, la maggior parte delle volte parodistico.
La serie é stata osannata dalla critica e da quel poco di pubblico che é riuscito a starci dietro, dato che la durata minima ha precluso a molti la fruizione nonostante le ripetute repliche di Cartoon Network, ed é soprattutto grazie a Netflix e, prima ancora, ai siti di streaming che molti hanno potuto recuperare questa perla.
Ora, come ha fatto una storia cosí particolare a venir fuori proprio in questo periodo? Per capirlo dobbiamo fare un salto indietro del tempo. Siamo nel 2006. In Iraq veniva deposto e giustiziato Saddam Hussein, l’Italia vinceva i mondiali di calcio in Germania, nasceva il principe giapponese Hisahito, e il mondo dell’animazione era molto diverso da come é oggi. Mentre in Giappone facevano la loro prima apparizione Gintama e Code Geass, negli Stati Uniti le case di produzione maggiori si beavano delle entrate di serie di grande successo con Avatar: L’Ultimo Dominatore dell’Aria su Nickelodeon e American Dragon: Jeke Long su Disney Channel, serie caratterizzate da una forte narrativa orizzontale. Cartoon Network stessa stava ancora contando i soldi che le stava fruttando Ben 10, franchise che tutt’ora non cessa di remunerare, ed é in questo contesto che troviamo l’allora venticinquenne Patrick McHale, sceneggiatore di Cartoon Network impegnato nella scrittura di Adventure Time, che sarebbe uscita l’anno successivo.
McHale presenta nel 2006 una prima versione di Over The Garden Wall chiamata Tome Of The Nowhere: una serie che avrebbe dovuto contare tre stagioni, ma che venne rifiutata, probabilmente perché i vertici di Cartoon Network non credevano in uno humor cosí particolare, tendente al nonsense, e la generale cupezza delle storie proposte.
Si può avere un assaggio di cosa avrebbe potuto essere Tome Of The Nowhere dall’episodio pilota, reperibile su YouTube, rilasciato nel 2011, dove Wirt, Greg e Beatrice hanno come obbiettivo non il ritorno a casa, ma il ritrovamento delle pagine del misterioso Libro dell’Ignoto (Tome Of The Nowhere, appunto) a causa di un patto faustiano dei due fratelli con un demone. Nel pilot ritroviamo molti dei tratti distintivi della serie come la conosciamo oggi, nella fattispecie la foresta, le ambientazioni ispirate alla campagna americana di inizio ‘900, gli inquietanti presagi di morte e le situazioni precarie, i caratteri di Wirt e Greg, esattamente identici alle loro versioni finali, e i colpi di scena completamente assurdi e fuori contesto.
Si può supporre che la serie avrebbe dovuto seguire un andamento più convenzionale, con la malcapitata compagnia intenta in un’infinita ricerca di qualcosa mentre avrebbe dovuto affrontare mano a mano tutte le avventure che McHale e colleghi si sarebbero potuti inventare in questo assurdo mondo. Come sappiamo, tuttavia, ciò non é mai accaduto e il progetto rimase a lungo tale.
Passano gli anni e arriviamo al 2014: Adventure Time é un successone, le saghe supereroistiche alla Ben 10 e American Dragon cedono lentamente il posto alla nuova moda delle sitcom fantasy per i più piccoli (Due Fantagenitori, Steven Universe, lo stesso Adventure Time, ecc), e il boom di Netflix e dei vari servizi di abbonamento in streaming cambia radicalmente il modo di interagire con le serie TV. Cartoon Network si trova a dover decidere il palinsesto per il periodo di Halloween di quell’anno e insieme ai soliti special a tema delle loro serie di punta viene ripescata l’idea di questa particolare serie dall’atmosfera cupa che avrebbe potuto essere una bella sorpresa per quella festività.
Non mi espongo su fatti che non conosco, ma dubito che a Cartoon Network qualcuno abbia avuto un’illuminazione sulla via di Damasco, ma piuttosto che McHale abbia continuato a proporre la sue idea riadattandola ogni volta e che diversi fattori abbiano instradato la scelta dei suoi capi. Sicuramente la stima nei confronti del loro dipendente é stata fondamentale, come anche i numerosi premi che Tome Of The Nowhere aveva collezionato nel corso degli anni ai concorsi per cortometraggi animati, ma un fattore che, a mio parere, é stato fondamentale per far considerare a Cartoon Network il progetto é stato il successo della serie Disney Gravity Falls. Uscita nel 2012, Gravity Falls era stato un grosso successo di critica e pubblico, presentando elementi inquietanti ripescati da molteplici film horror e un’atmosfera che riusciva a rendersi cupa, temi che la accomunavano alla serie progettata da McHale.
Probabilmente i vertici di Cartoon Network non credevanl pienamente nel successo della serie, perciò ordinarono un riadattamento che potesse essere trasmesso in poco tempo a ridosso delle festività di Halloween e concludersi autonomamente in modo che la sua esistenza partisse e finisse nel periodo di Halloween e che potesse essere riciclata più avanti in qualche piattaforma streaming o per le festività degli anni successivi.
McHale si trovò quindi a sintetizzare la sua storia e trovare una nuova formula narrativa che potesse renderla organica. La decisione finale ricadde sulla formula della favola di matrice europea, prendendo forse ad esempio l’Alice in Wonderland di Lewis Carroll dopo aver tagliato fuori molte delle storie che avrebbero dovuto essere presenti in origine. Il prodotto di tale lavoro é la serie che conosciamo oggi, in onda per la prima volta su Cartoon Network dal 3 al 7 novembre del 2014, che ebbe un enorme successo di critica, vincendo numerosi premi tra cui un Emmy Award nel 2015 come miglior serie animata. Il successo di pubblico della serie fu molto relativo ai tempi, data la breve durata della serie e la sua necessità di essere vista ordinatamente, furono in pochi a vederla per intero, ma quei pochi la adorarono e crearono uno zoccolo durissimo di fan che sparsero la voce su internet facendo diventare Over The Garden Wall una serie cult.
La serie é oggi visibile per intero sulla piattaforma Netflix.
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